“Le fake news sono sempre esistite”. “Lercio” e la parodia necessaria del giornalismo
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E’ stato di recente ospite di un convegno all’Università Cattolica di Piacenza: Andrea Sesta è uno dei redattori di “Lercio”, il celeberrimo sito web con “lo sporco che fa notizia”.
“Lercio” ha acquistato grande popolarità nella rete per le sue notizie satiriche e volutamente false, che fanno il verso al giornalismo serio e alle sue degenerazioni da “click baiting“, ovvero le news che servono soltanto ad accumulare click.
Sesta si definisce così: “Scrivo di notizie vere su Lercio, di notizie libresche su Finzioni e colleziono gif sul mio blog. Quando mi chiedono cosa voglio fare rispondo: il pirata lebowskiano“.
Per noi lo ha intervistato Micaela Ghisoni.
Andrea, puoi spiegare qual è il modo di “fare giornalismo” a “Lercio”?
Tecnicamente non siamo “un giornale”, ma un sito di satira. Facciamo “mock journalism” o “news satire”, in italiano non esiste un termine corrispettivo. La definzione di “mock journalism” è proprio quella di parodia dei modi, dei temi e dei contenuti del giornalismo tradizionale.
Qual è il rapporto tra “mock journalism” e fake news?
Le fake news sono sempre esistite, da ben prima di internet, ma quello che il mock journalism fa è proprio instillare nel lettore il dubbio su quello che legge. Se legge “Lercio” sa che si tratta di satira, o almeno non dovrebbe avere dubbi; ma così impara che non tutto ciò che legge online è veritiero.
Può essere palesemente falso e in questo caso lo è. Le nostre sarebbero fake news se non ci fosse tutto il contesto di “Lercio”: un sito chiaramente riconoscibile con un fine umoristico e sociale.
Che ruolo hai all’interno del sito?
Sono uno dei redattori: scrivo battute di varia lunghezza e, dando i turni, seleziono e pubblico quelle dei colleghi.
Siete tutti molto giovani, come nasce l’dea di “Lercio”?
Nasce come divertimento tra amici e assume un intento socio-culturale. II progetto iniziale è di Michele Incollu, che ha poi condiviso con un gruppo di amici quello che è diventato il resto della redazione.
“Lercio” è parodia di “leggo”. Ci piace ridere e fare battute, ma c’è modo e modo di farlo. La satira fa sorridere e riflettere, non usando mai la volgarità come fine, a volte soltanto come mezzo.
Da una news di Lercio che ridicolizza la stupidità del razzismo, il lettore può ad esempio cogliere uno spunto di riflessione antirazzista, o una provocazione che lo riguarda. Ogni risata ha in sé una piccola verità- diceva Daniele Luttazzi – e noi ne siamo convinti e ci muoviamo concretamente in questa direzione.
La docente che l’ha introdotto, ha definito Lercio “un giornale che dà fastidio”, paragonandolo a “La zanzara”, in voga durante la contestazione. Il parallelismo è attinente? In che misura il tuo è un giornale “scomodo”? Il paragone ha senso visto che parliamo di contenuti che provocano e vogliono provocare reazioni nel lettore.
Noi siamo scomodi proprio nella misura in cui diamo fastidio al potere, o mettiamo a disagio il lettore, mostrandogli i suoi pregiudizi e le sue idiosincrasie.
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