“Come puoi prendere la vita a morsi, quando è lei a divorarti?”

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Riflessioni su questo periodo di lockdown della studentessa Greta Brigati, quarta B indirizzo economico sociale liceo Colombini di Piacenza. 

Mi chiamo Greta e a ottobre faccio diciotto anni. All’inizio di questo anno 2020 mi ero ripromessa tante cose, tra cui vivermi a pieno questo ultimo anno da minorenne e passare un’estate spensierata e felice. Avevo intenzione di seguire tutti quei ‘consigli’, che più che consigli ormai sono diventate frasi fatte, che gli adulti mi hanno dato nel corso della mia vita: ‘Goditi questi anni’ ‘Adesso che sei giovane, divertiti’, ‘Prendi la vita a morsi, ora che puoi’. Ma come io posso prendere la vita a morsi se è lei che mi sta divorando? Ho passato più di due mesi chiusa in casa e adesso, che vedo la parvenza di una fine, non posso neanche godermi quei piccoli momenti di felicità, come incontrarmi con un’amica o fare un giro in un negozio, perché devo stare attenta a fare certe cose, non toccarne altre e non avvicinarmi troppo.

A differenza di molta gente, sono quel tipo di persona che ha bisogno del contatto fisico, di un abbraccio, di un bacio sulla guancia. Il non potermi avvicinare troppo a chi voglio bene è la cosa più brutta che qualcuno potesse impormi. Questa virtualità che mi ha accompagnato negli ultimi tempi, sento che mi sta lentamente uccidendo. Mi manca poi la confusione, il rumore e il calore che si creano quando tante persone si trovano nello stesso posto, come per esempio sotto il palco di un concerto o in una discoteca. Voglio rivivere quella sensazione di incontrare un amico casualmente, perché a entrambi è venuto in mente di andare alla stessa festa o evento. Ho voglia di urlare e di parlare direttamente con le persone, senza che una mascherina ci divida.

Ho voglia di vivere la mia estate da diciassettenne come l’hanno vissuta quelli che mi dicono di godermi questi momenti.

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