Le Rubriche di PiacenzaSera - Confindustria

Guerra e aumenti materie prime non rallentano la crescita. Rolleri “Abbiamo gli anticorpi”

L’industria piacentina riesce a superare, con risultati migliori delle previsioni, il secondo semestre del 2022, nonostante il complesso scenario economico globale e nazionale. È questo il primo dato ad emergere dall’ultima indagine congiunturale di Confindustria Piacenza, presentata dal presidente Francesco Rolleri, dal direttore Luca Groppi e da Giulia Silva del centro studi di Confindustria. Il fatturato per l’intero comparto manifatturiero è cresciuto del 12,89%, con l’export migliore del dato interno: 15,57% contro il 12,07%. Cresce anche l’occupazione del 2,28%, in particolare nel settore alimentare (2,93) e nella meccanica (2,52). Le imprese continuano a investire, anche rispetto al 2021, con un dato positivo dell’8,40%. Le previsioni per il primo semestre restano positive: alcuni fattori di rischio sembrano essere in diminuzione, come i costi delle materie prime. Nel settore dell’edilizia, il fatturato registra un aumento pari al +29,96%. La domanda per i prodotti da costruzione ha risentito della forte richiesta legata alla presenza di incentivi agli investimenti nel settore (bonus edilizi, PNRR)

“Siamo molto soddisfatti – commenta Rolleri – nonostante la guerra e l’aumento dei costi dell’energia, il sistema produttivo piacentino è riuscito a trovare gli anticorpi al proprio interno per superare questo momento. L’aumento del fatturato va considerato al netto dell’inflazione, che è pari all’11%, il che significa una crescita dell’1 per cento. Viste le condizioni date, è quasi un miracolo. Resta il tema dell’occupazione: il dato è in crescita, e tra le voci di investimento per le aziende quello più significativo riguarda la formazione. Altro timore riguarda la stretta finanziaria, con l’aumento dei tassi di interesse della Bce che potrebbe rallentare la nostra crescita”.

I DATI – Anche le previsioni formulate dagli imprenditori sull’andamento del primo semestre 2023 si confermano positive. Alcuni dei fattori di maggior rischio sembrano, in queste settimane, in progressiva riduzione, a partire da un calo dei prezzi delle materie prime ed energetiche e ad una revisione al rialzo delle stime di crescita globali. Da monitorare, legata alla politica dei tassi, la situazione del credito alle imprese, che potrebbe costituire un freno importante all’attività economica nei prossimi mesi. Il quadro economico italiano ed internazionale, rappresentato dalla Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria nazionale, pubblicato lo scorso 23 gennaio, sintetizza le variabili di maggior rilievo.

Luci e ombre. Il prezzo del gas ai livelli più bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto totale delle famiglie (in termini reali) sostengono l’attività, su livelli migliori di quanto ci si attendesse, come confermato da fiducia e indici di Borsa in recupero. In negativo agisce il forte rialzo dei tassi, che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione, in calo ma ancora elevata.

Meno cara l’energia. Il prezzo del gas ha aperto il 2023 in netta flessione: 65 euro/mwh in media a gennaio, da 114 a dicembre (14 nel 2019); un ribasso favorito da stock europei di gas ancora alti, clima mite e consumi frenati. Per il petrolio prosegue la lenta discesa (80 dollari al barile, da 81 a dicembre), grazie a una produzione che ha superato una domanda piatta. In lieve rialzo, invece, i prezzi non-energy (+1,6% a novembre-dicembre), dopo la flessione dei mesi precedenti, sui livelli alti del 2021.

Forte stretta sui tassi. A novembre il costo del credito per le imprese italiane ha continuato a salire: 3,37% per le PMI (1,74% a inizio 2022), 2,67% per le grandi (da 0,76%). Un ulteriore aggravio di costi, che avviene a seguito del rialzo dei tassi di riferimento. Il BTP a gennaio è a 3,76% da 4,59% a fine 2022, ma il trend dei tassi resta al rialzo: la BCE ha annunciato nuovi aumenti del tasso ufficiale nei prossimi mesi (secondo i future, dal 2,50% attuale a 3,50% entro dicembre 2023).

Industria in flessione. La produzione ha registrato un altro calo a novembre (-0,3%; -1,8% a settembre e -1,1% a ottobre); la manifattura regge (+0,1%), con ampia eterogeneità tra comparti, mentre si contrae il settore delle forniture energetiche (-4,5%). Per il 4° trimestre la variazione acquisita è molto negativa per il totale industria (-1,7%, -0,6% nel 3°). I dati qualitativi a dicembre segnalano uno scenario debole: gli ordini continuano a diminuire, le scorte ad aumentare, le attese di rimbalzo si ridimensionano; il PMI è fermo in area di lieve contrazione (48,5 da 48,4), la fiducia delle imprese segna una nuova discesa.

Costruzioni in difficoltà. Il settore ha iniziato male il 4° trimestre (-0,5% la produzione a ottobrenovembre), dopo il calo nel 3° e l’espansione precedente. La fase difficile è attesa proseguire: i dati sui permessi di costruire segnalano un forte calo (-12,6% nei mesi estivi in termini di superfici residenziali).

Servizi stabili. A novembre, il commercio al dettaglio cresce (+0,4%), il turismo resta sopra il pre-Covid (+3,6%). Gli indicatori segnalano stabilizzazione nei servizi nel 4° trimestre: a dicembre, il PMI ha quasi raggiunto la soglia neutrale (49,9 da 49,5), la fiducia delle imprese è risalita per il secondo mese.

Tengono reddito e consumi. L’inflazione, ancora alta a dicembre (+11,6% da +11,8% a novembre) e maggiore per le famiglie meno abbienti (+18,4% contro +9,9%), minaccia i consumi, la cui risalita, fino al 3° trimestre, è stata favorita dalla tenuta del reddito reale (anche grazie a più occupazione) e dagli extra -risparmi passati (stabilizzata ora a 7,1% la propensione). Sono attese decisioni di spesa prudenti.

Regge il mercato del lavoro. I dati mostrano una buona performance nel 2022 in termini di occupati: +50mila a novembre da settembre (e +280mila da gennaio). Ciò spiega, in parte, la diminuzione del numero di disoccupati (-26mila negli ultimi due mesi). Positivo anche il costante calo degli inattivi.

Export incerto. Prosegue la dinamica altalenante dell’export italiano, in rimbalzo a novembre (+3,8%, dopo -1,5%), anche grazie a maxi-vendite nella cantieristica navale. Fanno da traino i paesi extra-UE mentre l’export intra-area è stazionario: USA e Turchia si confermano i mercati più dinamici, fiacche le vendite in Cina, in contrazione in Russia; fa da freno, anche in prospettiva, l’indebolimento del mercato tedesco. Le indicazioni per inizio 2023 restano negative secondo gli ordini manifatturieri esteri, a fronte di una domanda mondiale debole, come confermano i dati sul commercio in area di contrazione.

Eurozona: più ottimismo. In calo l’inflazione nell’area (+9,2% a dicembre, da un picco di +10,6%), anche se in ritardo di 4 mesi sugli USA, dove è inferiore di quasi tre punti (+6,5%). Questo dato si affianca ad altri altrettanto positivi: il rialzo dell’indicatore di sentiment (95,8 a dicembre, da 94,0); il PMI composito che segnala una flessione più contenuta (49,2 da 47,8); il rimbalzo della produzione industriale, oltre le attese (+1,0% a novembre). Tuttavia, l’incertezza e la spinta restrittiva che proviene dai tassi tengono ancora alti i timori di una (moderata) recessione nel 2023 nell’area euro.

USA: segnali misti. Il PIL americano nel 3° trimestre 2022 è cresciuto più delle stime iniziali (+0,8%), grazie a miglioramento dei consumi (+0,6% da +0,5% nel 2°) e accelerazione di spesa pubblica (+0,9% da -0,4%) ed esportazioni nette (+0,7% da +0,4%), che hanno beneficiato del recupero di quasi il 9% dell’euro sul dollaro. Viceversa, ancora in calo gli investimenti (-0,9%), dato coerente con la debolezza dell’attività: -0,7% la produzione industriale; in area recessiva il PMI e l’ISM manifatturieri (46,2 e 48,4), l’indice dei Direttori degli acquisti di Chicago (44,9) e gli indici di attività manifatturiera territoriali.

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