“Dal disastro del Vajont un insegnamento per ingegneri e architetti di domani”

Sessant’anni fa il disastro del Vajont. I docenti dell’Istituto tecnico per geometri “Alessio Tramello” di Piacenza hanno organizzato una giornata di riflessione e approfondimento, radunando tutte le classi (circa 200 studenti) nell’Aula Magna dell’Isii Marconi. Il progetto, coordinato dai docenti Benedetta Del Re, Gabriella Alberti e Salvatore Roccaforte e approvato dalla dirigente scolastica Sabrina Mantini, è partito la scorsa settimana con l’avvio di un lavoro di ricerca, trasversale alle discipline del curricolo, che è stato presentato nella mattinata di lunedì 9 ottobre, giorno del sessantesimo anniversario della tragedia. A seguire, la proiezione del docufilm “Vajont” di Renzo Martinelli e un dibattito con gli studenti.

I FATTI – Nella sera del 9 ottobre 1963 una crostone si staccò dal monte Toc e franò nelle acque del bacino del Vajont, in Friuli Venezia Giulia, facendole tracimare. L’inondazione colpì i centri di Erto e Casso, in provincia di Pordenone, e poi il fondovalle veneto, in particolare Longarone (Belluno), causando la morte di 1.910 persone, tra cui 487 minorenni.

“Per quanto il disastro del Vajont non riguardi direttamente questo territorio, chi frequenta un istituto come il nostro non può fare a meno di conoscerlo. Fa parte di quei casi limite che servono a creare coscienza. Dover riproporre i filmati in bianco e nero dopo sessant’anni nasconde una colpa, perché simili avvenimenti sono ancora d’attualità”, commenta Salvatore Roccaforte. “Abbiamo pensato che i nostri ragazzi dovessero essere messi al corrente di ciò che può succedere quando si va a impattare così profondamente sul territorio – le parole di Benedetta Del Re -: in quel caso non si tenne conto di alcuni fattori fondamentali. Mancò la valutazione dell’impatto sul territorio”. Gli studenti hanno raccolto e illustrato i dati tecnici dell’avvenimento e hanno realizzato una parte informativa. “Sono passati sessant’anni, ma è una ferita ancora aperta per l’Italia – prosegue – siamo convinti dell’importanza di prestare attenzione all’avvenimento, innanzitutto come attività di educazione civica. E, a maggior ragione, per noi che cerchiamo di spingere i ragazzi non solo a considerare l’ambiente come un luogo su cui costruire, ma soprattutto all’impatto delle costruzioni sul territorio”.

Un’iniziativa recepita positivamente dagli studenti del “Tramello”. “È un episodio che lascia molto rammarico anche adesso – afferma Jacopo Mazzoni di 5A -: dal docufilm si può vedere come il disastro sia frutto dell’errore umano e della noncuranza di alcuni ingegneri potevano prevedere il disastro ed evitarlo. Questa vicenda mi insegna che talvolta le cose possono andare molto peggio di quanto ci si aspetti, sebbene sia possibile fare studi e previsioni”. Sejla Burkic della classe 3BL impara che “bisogna dare attenzione anche alle piccole cose. Ciò che colpisce di più è il disinteresse di quelle persone che avrebbero dovuto saperne più degli altri, che ha portato alla morte di quasi duemila persone. Credo sia importante far vedere queste cose a noi oggi, soprattutto a chi domani diventerà un ingegnere”. Ma non solo, anche le altre figure professionali del futuro che si celano nella sala gremita dell’Isii Marconi saranno coinvolte nella responsabilità di garantire la sicurezza ed evitare i disastri. Nelle intenzioni di Mattia Pantano, di 5A, c’è quella di studiare architettura. “Nel film emerge che gli ingegneri e i geologi che si occupavano della diga si erano accorti dei problemi, ma forse ha prevalso l’aspetto economico e hanno lasciato stare. I lavori di ingegneri, geologi e architetti sono correlati: bisogna sempre porre l’attenzione nei confronti di quello che facciamo e delle persone che ci stanno attorno. Quello del Vajont è un disastro accaduto per disattenzione e negligenza”.

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