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L’economia dell’assistenza agli anziani. Il breve racconto di un neo “caregiver”

Mio padre – parte 1. Sono nato nel 1964. Tra me e mio padre ci sono trentasette anni di differenza. Ciò significa che lui appartiene alla categoria dei Grandi anziani. Considerando che nel nostro Paese la più alta aspettativa di vita è sugli 82 anni, il mio “grande vecchio” l’ha superata di ben 14 anni. E’ un uomo dalla scorza dura. Resistente alle avversità ed alle malattie. Socievole, simpatico, grande conversatore. Fino all’anno scorso godeva di un discreto livello di autonomia. La presenza di una collaboratrice domestica gli permetteva di essere assistito nelle attività quotidiane che riguardano la cura della casa, cucinare e qualche commissione esterna. La notte la trascorreva da solo. Ogni settimana ci vedevamo almeno tre volte, compresa la cena del martedì sera, nella quale ci permettevamo una qualche deroga alle regole della dieta: arrosto di pollo con patate, piuttosto che un piatto di lasagne. E’ capitata anche una frittura mista di pesce. Così “en passant”. Poi all’inizio di quest’anno qualcosa è cambiato. E’ avvenuta una svolta. Ha cominciato a rendersi conto che di tempo ne è passato, da quando percorreva le strade della nostra provincia a far visita ai suoi amati clienti. La notte non è più tranquillo. Ha paura a rimanere da solo. Un giorno mi rivela che mia madre, venuta a mancare nel 2017, ogni tanto gli appare e gli comunica che lo aspetta. In quale luogo non è chiaro. Me lo dice con serenità. La geriatra dice di non preoccuparsi. Si sta preparando ad entrare in una nuova fase della sua vita. Quella che lo accompagnerà verso un lento declino. Da quel giorno ho appreso di aver assunto un nuovo ruolo familiare: quello di “caregiver”, che tradotto nella nostra lingua sta per “prestatore di cura”. Fino a quel momento lo confondevo con “car giver”, che ha tutto un altro significato.

Una società di vecchi – In Italia il 25,3% della popolazione è rappresentata da persone anziane. Praticamente un quarto. I Grandi anziani, quelli nella fascia d’età tra 85 e 99 anni, sono quasi il 4%. Circa la metà degli anziani vive da solo. Si prevede che entro il 2041 tale quota raggiungerà il 60%. L’ISTAT prevede che a causa del continuo aumento della popolazione anziana e del continuo calo delle nascite, nel 2030 gli anziani saranno il 30% della popolazione, con un aumento fino a circa il 36% nel 2050. La popolazione totale, dagli attuali 58,9 milioni (dato 2022) si prevede che calerà di 4,5 milioni di persone.

La silver economy – Le strutture residenziali socio-assistenziali per anziani, in Italia, hanno un giro d’affari di circa 320 miliardi di euro. Praticamente il 18% del PIL nazionale (dati riferiti al 2021). Si chiama “silver economy”, tradotto sarebbe “economia degli anni d’argento”, o meglio “economia dell’assistenza agli anziani”. Si tratta di un’economia che grava per circa il 50% sulle famiglie. Nel peggiore dei casi, se non si riesce ad ottenere un sussidio dalla Pubblica Amministrazione, si può arrivare ad avere un costo giornaliero che può anche superare i 100 euro. Al 2020 le strutture operanti in Italia sono più di 12.000 (il 75% gestite da privati), con più di 400.000 posti letto (il 65% al Nord) che danno ospitalità a circa 342.000 anziani e occupazione a 343.000 lavoratori (oltre a 35.000 operatori volontari). Nel Comune di Piacenza sono presenti circa una quindicina di strutture. Oltre alle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie, sul territorio è presente una nuova realtà che si sta affacciando nel settore: la casa famiglia per anziani. Per quanto riguarda quest’ultime, si tratta di appartamenti che danno ospitalità ad un numero limitato di anziani abbastanza autosufficienti, con un ambiente che si avvicina più a quello famigliare che non a quello di una struttura protetta.

Mio padre – parte 2 (verso le conclusioni)

Nell’agosto di quest’anno, dopo vari tentativi di affidare a mio padre un’assistente domiciliare convivente (quella che gergalmente viene denominata “badante sulle 24 ore”), nel mese di agosto siamo entrati in contatto, grazie alla segnalazione di un’amica, di una casa famiglia. Dopo un periodo di prova di circa un mese, un giorno, precisamente agli inizi di settembre, mio padre mi dice: “Andrea, devo parlarti”. Capivo che doveva dirmi qualcosa di importante. Capivo anche che doveva dirmi qualcosa che pensava potesse dispiacermi. “Avrei pensato di rimanere qui. Per sempre. A te dispiace?” E così abbiamo affidato mio padre alle sapienti ed attente cure di Aneliya e Agata, presso la casa famiglia “Casa Viva” a Modena. Una residenza che offre ospitalità a sei-sette anziani. Un luogo accogliente a fianco di un grande parco. Un luogo dove mio padre ha trovato la sua nuova famiglia. In aggiunta alla nostra, ovviamente. E lo vedo sereno. E questo, da neo “caregiver”, mi rende felice.

Andrea Lodi

Per ulteriori informazioni sull’argomento: andrea@andrealodi.it

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