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PizzAut in Cattolica con Elio “Posti di lavoro per 535 autistici, in Italia tante parole ma pochi fatti”

Parlare, mettersi all’opera e cambiare mentalità. Tre passaggi fondamentali nel rapporto con la disabilità spiegati all’Università Cattolica di Piacenza il 4 dicembre nell’ambito del convegno “Dire…Fare…Includere!” promosso dalla Facoltà di Scienze della formazione, dal dipartimento di Pedagogia e dal Centro studi e ricerche sulla disabilità e marginalità (Cedisma) in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. Ospiti dell’ateneo, davanti a un folto pubblico di studenti delle scuole superiori piacentine, il noto cantante Elio che, da genitore, negli ultimi anni ha speso parecchie riflessioni sulla condizione delle persone autistiche, e Nico Acampora, fondatore di PizzAut, onlus che permette ai ragazzi autistici di lavorare ed essere integrati nella società. In collegamento da Roma l’attrice e regista Sabrina Paravicini ha parlato dell’importanza dell’inclusione con un “viaggio gentile all’interno delle diversità”. “Il primo passo è far sì che se ne parli molto – afferma Elio riferendosi alla disabilità -, presto però bisogna passare ai fatti, io sono qui con un campione di fatti. Lui (Acampora, ndr) è stato prima preso come pazzo, poi ha messo in pratica idee molto belle. Attualmente in Italia è quello che fa più di chiunque altro. In giro c’è tantissima gente che parla, pochi che fanno“. Si riferisce alle istituzioni? “Quelle parlano e basta, non fanno niente”. Le famiglie di cosa hanno più bisogno? “Di tutto, non c’è niente in Italia che non sia fatto da gente come Nico. I papà e le mamme devono inventarsi tutto, creare tutto, cosa che ha fatto Nico e molti altri.

Elio e Nico Acampora in Cattolica

Il “sogno” di PizzAut prende forma nel novembre 2017 con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni e la società civile sul tema dell’occupabilità delle persone autistiche. “All’inizio non ci credeva nessuno – dice il fondatore Nico Acampora – a noi dicevano che sarebbe stato impossibile realizzare un ristorante completamente gestito da persone autistiche. Uno era impossibile, perciò ne abbiamo fatti due (a Cassina de’ Pecchi e a Monza, ndr). L’idea è di non fermarsi: al momento da PizzAut lavorano 35 ragazzi autistici, gli ultimi li abbiamo assunti a tempo indeterminato proprio ieri (3 dicembre, ndr), nella Giornata internazionale delle persone con disabilità. È venuta a trovarci al ristorante la ministra del lavoro Calderone e abbiamo lanciato un nuovo progetto: duplicare i ristoranti, come ci chiedono da tutta Italia e da mezza Europa, è complesso; allora, abbiamo deciso di duplicare i nostri truck food, che chiamiamo PizzAutObus. Ne vorremmo fare 107, uno per ogni provincia italiana, acquistandoli noi e dandoli in comodato d’uso alle associazioni che da sole fanno fatica a fare un investimento così importante. Un truck food costa circa 100mila euro. 107 truck food significa costruire 535 posti di lavoro per persone autistiche, perché su ognuno lavorano 4 o 5 ragazzi. Una rivoluzione che non esiste nel globo terracqueo”.

Elio e Nico Acampora in Cattolica

“I truck food sono facilmente replicabili – prosegue Acampora -: fatto il primo in ogni provincia significa poi poterne fare due, di farne anche fuori dall’Italia. Scherzando con Elio in macchina parlavamo che il 23 gennaio saremo a Bruxelles a cucinare per i parlamentari europei, in Europa ci sono 6 milioni di persone autistiche. I truck food sono esportabili ovunque, dando grande soddisfazione, dignità e occasione di lavoro alle persone. Ogni ragazzo che lavora non finisce in un istituto o in un centro diurno, luoghi che hanno anche un costo per lo Stato fra i 50 e i 200mila euro l’anno. E in più i ragazzi stanno meglio, smettono di essere ‘utenti’ e diventano contribuenti, attori protagonisti veri della società”.

Elio e Nico Acampora in Cattolica

C’è ancora tanto da fare anche sul tema della diagnosi precoce. “Se viene fatta a due anni, ma poi i bambini vengono presi in carico a sei, per quattro anni noi genitori ci teniamo la diagnosi in mano e ci disperiamo da soli. Perché nessun servizio è in grado di prendere il bambino in carico”, tuona Acampora. “La diagnosi precoce è indispensabile – aggiunge Elio – ma poi è indispensabile un percorso”.

Elena Zanfroni
Elena Zanfroni

Fra gli organizzatori, i docenti Elena Zanfroni dell’Università Cattolica, Paola Molteni e Simone Stabilini del Cedisma. A introdurre l’incontro la docente Marisa Musaio, conclusioni a cura di Alessandra Carenzio. “Siamo convinti che la società, per essere inclusiva, debba promuovere azioni che si trasformino in autentica qualità di vita per tutti – dice Elena Zanfroni – c’è pertanto bisogno del contributo di tutte le istituzioni, delle associazioni, del mondo produttivo, della scuola e della cultura in generale. Il convegno di lunedì ha lo scopo di portare l’attenzione sull’importanza di un lavoro condiviso e di rete, in cui ciascuno, con il proprio ruolo, senta forte la responsabilità nel dare il proprio contributo alla realizzazione di una società che sia sempre più inclusiva. I partecipanti sono stati invitati a riflettere su questi temi attraverso la testimonianza di autorevoli ospiti, fra cui Elio, Nico Acampora, Sabrina Paravicini e Simone Stabilini, che vivono quotidianamente a contatto con il mondo della fragilità e che hanno saputo dare forma a proposte che costituiscono un valore per tutti”.

Simone Stabilini
Simone Stabilini

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