“Il controllo non è amore, è patologia” La psicologa Bruzzone incontra gli studenti

“Il controllo non è amore, è patologia. E la geolocalizzazione è la nuova frontiera del disagio”. La psicologa Roberta Bruzzone, con il consueto piglio e lo stile molto diretto, ha incontrato gli studenti delle scuole superiori di Piacenza al Laboratorio aperto. L’iniziativa, inserita nel programma “La generazione Z interpreta la storia”, è stata incentrata sui rapporti spesso patologici tra mondo virtuale e realtà, nonché le conseguenze sui rapporti di coppia, nella drammatica attualità di stalking e femminicidi. Una sorta di educazione sentimentale al tempo dei social, sulla scorta dei sempre più frequenti casi di cronaca in cui sono giovanissimi i protagonisti di episodi di violenza.

Roberta Bruzzone

“Modalità di controllo che sono utilizzate da ragazzi, ma anche da ragazze. Come la geolocalizzazione: devo sapere sempre dove sei, anche quante volte vai al bagno, altrimenti non mi sento sicuro. Questo – dice Bruzzone, in dialogo con il giornalista Mauro Molinaroli – non è amore, è un assedio. Una volta che la persona con cui state inizia a isolarvi da tutti, ad impedirvi di uscire, magari muove anche obiezioni rispetto a quale università andrete a frequentare, magari lontana rispetto a Piacenza o alla destinazione che lui o lei hanno scelto. Inizieranno a dirvi “eh, ma se vai lontano non potremo vederci più, la nostra storia finirà”. Ecco, questa è una buona notizia: nessuna altra cosa è più importante, per il vostro futuro, di voi stessi, di quello che è meglio per voi. Ora siete giovani e non ci pensate, ma il tempo che abbiamo a disposizione non è infinito e occorre utilizzarlo al meglio, facendo le giuste scelte”.

“Proprio per questo motivo è importante che riusciate a riconoscere, anche alla vostra età, cosa vuol dire stare in una relazione sana – afferma Bruzzone -. Diffidate di chi, magari dopo una breve frequentazione di un paio di mesi, vi mette fretta, chiedendovi subito di andare a vivere insieme e a fare dei figli: si tratta di un manipolatore affettivo. Un soggetto sano, prima di fare una scelta così bella ma impegnativa e complessa come quella di creare una famiglia, non si sognerebbe mai di imporvela. Quando si inizia ad accelerare un po’ troppo, in maniera frettolosa, occorre prestare attenzione, anche se all’inizio di queste relazioni sembra tutto fantastico, molto emozionanti. Ma si finisce per restare intrappolati in relazioni tossiche”.

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