Dialogo (non del tutto) immaginario tra Einaudi e Sforza “Due presidenti, un’unica libertà”

«Due Presidenti, un’unica libertà». Con questa frase – dopo aver affettuosamente abbracciato Maria Antonietta De Micheli – l’attore e regista Massimiliano Finazzer Flory ha concluso l’applaudita pièce teatrale “Prediche utili, dialogo non del tutto immaginario: Luigi Einaudi e Corrado Sforza Fogliani”, andata in scena al PalabancaEventi di via Mazzini nella Sala dedicata all’indimenticato Presidente esecutivo della Banca di Piacenza. Un evento organizzato in occasione dei 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi che ricorrono quest’anno.

Si è trattato della rappresentazione di un’idea intorno alla libertà tra un maestro (Einaudi) e un discepolo (Sforza) con la citazione di alcuni principii (“non esiste giustizia laddove non c’è libertà”; “la libertà economica è condizione necessaria alla libertà politica”; “solo con l’educazione si può raggiungere l’idea di libertà”; “la democrazia è il potere di un popolo informato”; “il pericolo per l’Italia è il buonismo ad ogni costo che si combatte con ‘l’elogio della cattiveria’, intendendo per essa la difesa dei nostri valori, la difesa dello Stato di diritto in special modo; il buonismo ci porta invece alla servitù volontaria attraverso il linguaggio del politicamente corretto”). Sullo sfondo, il celebre motto einaudiano “Conoscere per deliberare”, ma deliberare cosa? “L’individuo che è in noi”. Ed ancora tanti alti principii citati da Finazzer Flory nel suo monologo, come “l’uguaglianza dei punti di partenza” evocato nel ricordato primo discorso da Presidente della Repubblica che Einaudi tenne l’11 maggio del 1948.

Finazzer Flory al PalabancaEventi

Il dialogo indiretto ha preso lo spunto dallo scambio epistolare tra Einaudi e Sforza nel 1961 (attraverso rimandi e richiami ai classici come Machiavelli e Manzoni). Scambio nato dopo che il giovanissimo Sforza aveva mandato all’ex Presidente l’articolo di recensione dell’ultimo volume delle Cronache di Einaudi, recensione che aveva scritto per il quotidiano Libertà. Mai avrebbe pensato di essere corrisposto (lo statista rispondeva a una lettera su cento, per sua stessa ammissione). La cosa “imbaldanzì” il Nostro che riscrisse all’illustre interlocutore chiedendogli se poteva andare a trovarlo a Dogliani. La risposta fu affermativa, con minuziosa descrizione del tragitto da percorrere. Nella lettera inviata da Einaudi a Sforza del 9 maggio 1960, chiedendo perdono della “predica, scusata dagli 86 (anni, ndr) ai 21”, ci sono preziosi consigli di lettura: “Tra gli economisti, legga le Prefazioni di Francesco Ferrara, maggiore economista italiano del XIX secolo; poi Principii di Economia di Maffeo Pantaleoni, il Piccolo manuale Barbero; e i grandi classici, Tocqueville, Machiavelli (Il Principe); dei pensatori Croce (tutto)”. Einaudi spiega al giovane Sforza che “per tenersi al corrente di quel che succede nel mondo” dal 1896 leggeva ogni settimana l’Economist di Londra, “tutto, salvo la pubblicità”. Prosegue l’ex Presidente: “L’essenziale è tutto, perché se lei legge solo quegli articoli che paiono interessarla, non saprà mai nulla di quello che è diverso da quel che già la interessa”.

Finazzer – splendidamente accompagnato nella sua performance dal violino del maestro Matteo Fedeli – ha anche preso spunto dalla prefazione (scritta dal Presidente Sforza Fogliani) al volume “Einaudi a Piacenza nel 1949”, che documenta la visita nella nostra città del primo Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento italiano e distribuito a tutti gli intervenuti: “Ci andai anch’io a “vedere” Einaudi. Con papà Raffaele, che – in quella marea di gente – mi teneva stretto per la mano (avevo 10 anni e qualche mese) perché non mi perdessi. E, in effetti, Einaudi lo vedemmo da vicino… Quando rivado a quei giorni, penso ad una Piacenza d’altri tempi e mi vien tristezza: una terra allora ai vertici della produzione nazionale non solo agricola, orgogliosa del suo passato, piena – come l’Italia – di speranze per l’avvenire, proiettata al futuro nel ricordo del glorioso passato, con amministratori che spendevano i soldi pubblici come se fossero i loro. Si basò su questo (e sulla politica monetaria di Einaudi, proprio) il miracolo economico…”,

Significativo l’estratto di un’intervista a Sforza Fogliani del 2019: “Mi sveglio alle 6.15 e posto il primo tweet. Pensi che una volta ho raggiunto le 75mila visualizzazioni. Quando sono a Piacenza, rimango in banca fino alle 21.30/22. Vado a casa, mangio, faccio un pisolo e poi, dalle 23, sono ancora attivo…Mi sorprendo di non avere avuto nessun disguido in 40 anni di esercizio di un’arte (come la chiama Einaudi), quella del banchiere, sempre più difficile per le complicazioni burocratiche europee e piena di insidie, da sempre. Il Signore mi ha sempre tenuto una mano sulla testa”.

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