Neri Marcorè porta “La buona novella” del cinema a Piacenza con Zamora

“Ho voluto fare un film che sapesse di cinema e poco televisione. Utilizzando delle parole grosse, che sapesse di cinema d’autore”. Così Neri Marcorè ha presentato il film che lo vede esordire alla regia, Zamora, in proiezione nella serata del 22 maggio al Multisala Corso di Piacenza. In dialogo con Carlo Confalonieri, il popolare attore ha detto di essersi ispirato al cinema dei grandi maestri della commedia all’italiana: Risi, Monicelli, Scola. “Riuscivano a mettere insieme, in un film, la comicità anche involontaria, fatta non si battute ma di situazioni – ha detto Marcorè -, da cui poi si passava alla drammaticità. Come la vita ci insegna. Questo è quello che volevo raccontare, grazie al libro di Roberto Perrone, da cui è tratto il film”.

Neri Marcorè

La pellicola è ambientata negli anni Sessanta. Walter Vismara è un uomo di trent’anni che lavora come contabile in una piccola fabbrica a Vigevano. Quando la ditta per cui lavora chiude senza preavviso, Walter troverà un nuovo posto di lavoro presso un’altra azienda nella movimentata Milano, dove sarà sotto la supervisione del suo capo, il Cavalier Tosetto. Quest’ultimo ha una fissazione per il calcio, costringendo i suoi dipendenti a sfidarsi in una competizione calcistica una volta a settimana, che vede una sfida fra scapoli e sposati. Walter, che non nutre particolare apprezzamento per il calcio, si schiera sin da subito in porta. Questa sua scelta porta l’ingegner Gusperti a prenderlo di mira, soprannominandolo sarcasticamente “Zamora”, in riferimento al celebre portiere spagnolo degli anni ’30. Walter è perciò costretto a sopportare le umiliazioni di Gusperti sia in campo che in ufficio, cosa che porterà poi Walter mettere a punto un piano per vendicarsi di Gusperti.

L’inadeguatezza è proprio uno dei temi portanti del film, interpretato da molto volti nuovi a partire dal protagonista, Alberto Paradossi. “L’ho conosciuto facendo un provino. Mi piaceva il fatto che ciascun attore fosse misurato, nel suo ruolo. Magari avendo facce poco conosciute, creare così quella suggestione tale per cui non pensi che siano quell’attore o quella attrice a interpretare quel personaggio, ma che siano davvero i protagonisti del film a muoversi in scena – ha detto -. Perché affidarsi a chi si vede un po’ troppo spesso, toglie un po’ di magia”.

Un doppio appuntamento, quello di ieri per Marcorè a Piacenza che, una mezz’ora dopo l’incontro con il pubblico in sala al Corso è salito sul palcoscenico del Municipale con lo spettacolo “La Buona Novella“,  che alterna e intreccia le canzoni di Fabrizio de André con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è ispirato. Un occasione per apprezzare il talento dell’artista, che oltre ad essere apprezzato per la sua comicità pungente e le sue qualità di interprete, è anche regista e, come si è potuto vedere sul palco, anche cantante e musicista, imbracciando la chitarra. Con le musiche di Fabrizio De André, Gian Piero Reverberi, Corrado Castellari, la drammaturgia e la regia di Giorgio Gallione, gli arrangiamenti e la direzione musicale di Paolo Silvestri, “La buona novella” ha visto in scena a fianco di Neri Marcorè Rosanna Naddeo, Giua (voce e chitarra), Barbara Casini (voce, chitarra e percussioni), Anais Drago (violino e voce), Francesco Negri (pianoforte), Alessandra Abbondanza (voce e fisarmonica). La Buona Novella è il primo concept-album di Fabrizio de Andrè, con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo. Con i vangeli apocrifi – che non significa falsi, ma nascosti come ha ben spiegato Marcorè – il Dio che si è fatto uomo lo è più che mai. E in questa umanità vera, dolente, e per questo salvifica, sta tutto de Andrè. Per chi se lo fosse perso, stasera – 23 maggio – lo spettacolo è in replica al Municipale.

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