Umberto Fava presenta il suo ultimo libro ‘Vive’ alla Famiglia Piasinteina

C’è del mistero in quel treno che corre nella notte e per quasi tutte le 178 pagine del libro, e non fa fermate né ritorni, e non ha coincidenze né ritardi né anticipi, su cui detta legge un cupo capotreno-carceriere. E c’è del mistero anche in quell’attrice di nome Elettra che scende sul treno in corsa con l’ombrello-paracadute di Mary Poppins portandosi dietro sette bauli. Pieni di cosa? Sono i misteri del nuovo libro di Umberto Fava, “Vive”, sottotitolo “Tempo infinito del verbo vivere”. Libro racconto che verrà presentato per iniziativa della Famiglia Piasinteina nella sua sede di via X Giugno 3, martedì 7 maggio, ore 17 e 30. Con l’autore dialogheranno il razdur Danilo Anelli e l’attore e regista Pino Spiaggi.

Si diceva dei sette bauli dell’attrice Elettra piovuta dal cielo. Pieni di costumi di scena, trucchi, ciprie, specchi, fotografie, souvenir, lettere di ammiratori? No. Quando verranno aperti, si scoprirà che sono pieni di nomi passati, voci passate, volti passati, giorni passati, vite passate. Pieni di Vive, che “chiedono, caro lettore – scrive Fava – che io li risusciti, li ascolti, li ricordi, li conservi, li racconti a te e agli altri. Sono tutti lì, appena volati fuori dai bauli della ninfa Elettra, che chiedono che io li trattenga fra le mani fin che posso, che io deponga nelle tue mani, nelle nostre mani il senso delle loro vite e delle loro morti, del loro essere stati”. Sono i “Vive” di Fava, gente conosciuta o sconosciuta, familiari e amici, piccoli e grandi, uomini di cultura e operai di fabbrica, poeti, artisti, attori, preti, chi ha lavorato nei campi e chi al giornale. Ed anche “giovanissime tenerissime soavi creature che per troppo breve tempo hanno ornato la Terra. Non ti senti, Signore, tirare la giacchetta da troppe mani?”. Sono i Diecimila e passa dell’Anabasi di Fava, della sua via all’insù. Il treno della notte viaggia sul doppio binario della gente vera e dei veri nomi, e della gente inventata, degli anonimi che sono poco più che comparse e macchiette, per lo più tipi vanitosi, invidiosi e maligni.

Ma pure personaggi reinventati dalla fantasia dell’autore, come il Pastore errante del Leopardi che lascia il gregge lungo i binari e sale per andare anche lui all’avventura sul treno. O come Ludwig, che dirige il più bestiale settetto che possa esistere, e che ride. Chi ha mai visto Ludwig ridere? Fava ce lo fa vedere ridere mentre dice: “Sì, sono qui in queste pagine per prendermi la rivincita sulla vita, per prendermi gioco del destino”. E c’è anche l’omino che non conta niente o che conta solo i Vive del libro, e che dice d’essere l’ultima ruota del carro, pensando all’ultima ruota del Carro Maggiore. Seguirà un aperitivo-rinfresco approntato e servito dagli infaticabili Ruscadur.

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