Le Rubriche di PiacenzaSera - Camminate piacentine

Camminate Piacentine: Monti Palazza, Costaccia e Mu foto

Ritornano le Camminate Piacentine con una nuova proposta della seguitissima rubrica che PiacenzaSera.it dedica agli amanti delle escursioni. E’ disponibile in edicola e nelle librerie il volume, che raccoglie le escursioni proposte lo scorso anno

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Ritornano le Camminate Piacentine con una nuovo proposta della seguitissima rubrica che PiacenzaSera.it dedica agli amanti delle escursioni. Vi ricordiamo che è disponibile in edicola e nelle librerie il volume, pubblicato da Edizioni Codex10, che raccoglie tutte e 18 le escursioni proposte lo scorso anno da PiacenzaSera.it.



Monti Palazza, Costaccia e Mu
Antichi castagni tra Vezzolacca e Bore 

Lungo il confine orientale della provincia di Piacenza, tra Vezzolacca e Sette Sorelle da un lato (questi borghi, un tempo membri della Comunità della Val Tolla, sono oggi frazioni di Vernasca), e Bore (PR), dall’altro, si eleva un gruppo montuoso che culmina nelle cime dei monti Palazza, Costaccia, Mu e Lucchi; questi rilievi non si segnalano tanto per la loro altezza (non raggiungono infatti neppure i 1000 mt) quanto per la loro posizione, affacciata sulla media Val d’Arda e sulla valle del Cenedola, tributario del Ceno.

I fianchi e le cime di queste alture presentano, in realtà, pochi e isolati belvedere effettivamente panoramici, ma sono ammantati da splendidi boschi ininterrotti, ricchi di alberi da frutto (peschi, meli, peri, ciliegi), soprattutto da castagneti che, come in altre zone del nostro Appennino, si sono formati ad opera dell’uomo.

Il castagno europeo, infatti, quasi estinto dopo l’ultima glaciazione wurmiana, è riapparso massicciamente nel nord Italia in epoca romana: il che fa ritenere (Velleia è a pochi km in linea d’aria) che la sua attuale diffusione sia dovuta all’uomo, che ha continuato a coltivarlo per il proprio sostentamento.

Questi bellissimi boschi sono estremamente suggestivi soprattutto in autunno, quando i ricci coprono il suolo e le foglie si tingono di giallo, e rivestono grande importanza anche per la fauna selvatica, perchè costituiti da grandi alberi ricchi di cavità e fessure; queste sono ambite da numerosi animali del bosco, in particolare dalle specie di uccelli che, non essendo in grado di ricavare autonomamente nel legno scanalature sufficienti a nidificare, ricercano fori e crepe negli antichi tronchi degli alberi.
Nella zona di Vezzolacca i castagneti occupano, almeno in parte, anche la fascia solitamente dominata dalla faggeta, e presentano grandi esemplari, sovente plurisecolari, ben distanziati gli uni dagli altri per migliorarne l’esposizione al sole.

Uno di questi, situato poco a monte del paese, è stato censito dal Corpo Forestale dello Stato (circonferenza del tronco: 6,80 mt; altezza: 13 mt; età stimata: circa 500 anni) ed è annoverato tra i “Patriarchi da frutto dell’Emilia-Romagna”, ricerca sulle vecchie piante da frutto del territorio regionale, condotta per far emergere i “capostipiti dei nostri boschi e delle nostre foreste che per le loro caratteristiche di longevità, rusticità e resistenza alle malattie vanno assolutamente conservati per il futuro”.

Questo folto castagneto, da secoli sfruttato per l’alimentazione, produce la rinomata “castagna Bionda”, riconosciuta come antica varietà “di Vezzolacca” tra i prodotti tipici regionali; per questo motivo è attraversato da un intrico di carraie, tratturi e mulattiere, indispensabili per consentire la raccolta dei preziosi frutti. Lungo questi antichi stradelli è molto piacevole passeggiare, godendo dei colori, dei rumori e dei suoni del bosco; ma i turisti incontrerebbero considerevoli problemi di orientamento se i volontari del CAI non avessero anche qui segnato un cospicuo numero di sentieri, intrecciati tra loro, che consentono di disegnare diversi percorsi di differente lunghezza, e di camminare in assoluta sicurezza.

L’escursione parte da Vezzolacca, a 612 mt slm e a 45.7 km da Piacenza; ha uno sviluppo ad anello di circa 11 km, di cui 1,1 km su strada asfaltata ed il resto su sentieri completamente segnati dal CAI. Il dislivello complessivo della gita è di circa 500 mt, e la quota massima raggiunta è di 953 mt slm, sulla cima del monte Mu.

L’escursione è assolutamente priva di tratti pericolosi o esposti, è adatta a tutti e si svolge quasi completamente all’ombra di bellissimi castagneti; può essere percorsa in circa 2 ore e tre quarti (al netto delle soste).


DESCRIZIONE

Dalla chiesa di Vezzolacca ci si dirige verso le pendici del boscoso monte Palazza, ammirando per un breve tratto il panorama che si apre sulla Val d’Arda, dal monte Menegosa al tavolato occupato dal Parco Provinciale di Monte Moria, su cui domina il m. Croce dei Segni.

Quasi subito il percorso si inoltra in un bellissimo castagneto da cui si emergerà in rarissime occasioni nel corso dell’intera escursione, ricco di numerosi esemplari imponenti e ultracentenari.

Alternando tratti più progressivi ad altri più ripidi si recupera rapidamente quota, per raggiungere in meno di un’ora la cima del monte Palazza, quasi piatta e completamente coperta dal bosco; in questa sezione la copertura alberata è costituita non solo da castagni ma anche da faggi e querce.

Una piacevole passeggiata in saliscendi si svolge quindi sul crinale che unisce il Palazza al m. Lucchi, la cui cima però non viene raggiunta: si svolta infatti su di una carraia che, in leggera discesa ma restando comunque in quota, si dirige verso Dadomo, una delle frazioni di Sette Sorelle.

Da questo punto si incontreranno numerosi incroci, sempre ben segnalati: il tracciato ad anello si serve infatti di più sentieri, con numerazione diversa, ma è sufficiente prestare un minimo di attenzione ai cartelli posti a ciascun bivio per procedere in sicurezza, senza il minimo problema di orientamento.

Il sentiero si restringe, diventa una stretta traccia che continua a calare; attraversato il rio Palazza si percorre un brevissimo tratto in salita sul versante opposto, poi in costante discesa fino ad una presa dell’acquedotto comunale di Vernasca.

Si prosegue quindi sulla carrozzabile sterrata a servizio degli impianti, fino ad ignorare la deviazione che cala all’abitato di Dadomo: restando nel bosco, alle pendici del rilievo, si inverte la direzione di marcia da sud a nord, risalendo i contrafforti del monte Costaccia. Pochi brevi strappi in salita portano alla vetta di quest’ultimo, a quota 929 mt, occupata da un piazzale molto panoramico su Bore, ai piedi del monte, e sulle valli dei torrenti Cenedola e Ceno: ben visibili i monti Carameto, Dosso e Barigazzo.

Un lungo tratto in falsopiano sulla dorsale, fittamente boscata, che segna il confine tra le province di Piacenza e di Parma consente di salire sul punto più alto del monte Mu a quota 953 mt, immerso tra gli alberi e quasi impercettibile, anche se rappresenta la massima altitudine toccata dall’intero percorso.

Da qui si continua in leggera discesa sempre tra faggi e castagni, continuando ad incrociare sentieri segnati e lasciandosi guidare dai precisi cartelli apposti ai bivi dal CAI, finché si giunge al Crocione, che rappresenta il punto più panoramico dell’intero percorso, quasi a strapiombo su Vezzolacca: da qui la vista corre dal m. Croce dei Segni alla chiesa di Monastero, ben visibile sulle pendici dell’altopiano del m. Moria; quindi si segue con lo sguardo il corso del torrente Arda, che si allarga nel lago formato dalla diga di Mignano; in lontananza, i calanchi del monte Giogo, che sovrastano Lugagnano, poi la Pianura Padana e, oltre, la cerchia alpina.
Una mezz’oretta di cammino in costante discesa riporta al paese di partenza e all’autovettura.

Achille Menzani


NOTIZIE UTILI

Una fontana si trova prima dell’ingresso del centro abitato di Vezzolacca (Poggio), sul bivio con la strada per Bore.
In paese è attivo il bar ristorante “’Ostello degli Elfi” (tel. 0523-899011).

La mappa

La scheda

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