Cgil: "A chi fa comodo l’edilizia dei finti artigiani?"

"Com’è possibile - scrive Paolo Chiappa -  che in un quadro di sofferenza del settore edile ci sia un aumento delle imprese artigiane? Perché tutta questa voglia di fare impresa e rischiare in un settore che al momento non presenta alcuna opportunità di crescita?"

Più informazioni su

Intervento del Segretario Organizzativo della Cgil di Piacenza, Paolo Chiappa, intorno al tema dei lavoratori autonomi nel comparto edile

La Camera di Commercio di Piacenza ha recentemente reso noti i dati relativi al numero di imprese artigiane registrate nella nostra provincia. La lettura di questi numeri merita un’analisi approfondita che vada oltre alla semplice registrazione statistica che pure ha la sua importanza.
 
Se confrontiamo i dati di Giugno 2010 con quelli di Giugno 2011 lo stock di aziende si attesta su una sostanziale equivalenza,  con diverse sezioni merceologiche che registrano una diminuzione ed alcune, tra cui quelle delle costruzioni, che evidenziano invece un andamento positivo. Nel dettaglio le aziende della sezione costruzioni risultano essere 4278 con un incremento di 33 rispetto allo scorso anno.
E’ singolare che il settore edile, che sta tentando di sopravvivere ad una crisi profonda e strutturale nella nostra provincia, ma anche in tutto il paese, veda incrementare il numero delle imprese.
 
Per fare un ragionamento più compiuto su questo fenomeno è utile sapere che gli operai iscritti ( in regola) alla Cassa Edile di Piacenza nel 2008 erano 4770 per un monte ore lavorate di 4 milioni 799mila. Nel 2009 erano 4072 (- 698 lavoratori ), nel 2010 sono ulteriormente diminuiti a 3843 (-229 lavoratori) per un monte ore lavorate 3 milioni 847mila ed il dato parziale del 2011 si ferma a 2991 lavoratori ( di cui 1385 stranieri) per un monte ore di 1milione 735mila confermando la tendenza alla diminuzione.
 
Nell’arco di 3 anni sono dunque spariti oltre mille posti di lavoro regolari. Del resto molte  imprese strutturate, alcune anche storiche, hanno già fatto ricorso o ricorreranno ad ammortizzatori sociali per poi ridurre il personale dipendente.
 
Com’è possibile che in un quadro di tale sofferenza del settore ci sia un aumento delle imprese artigiane? Perché tutta questa voglia di fare impresa e rischiare in un settore, quello edile, che al momento non presenta alcuna opportunità di crescita?
 
Ad eccezione di (pochi) casi in cui è il lavoratore che autonomamente decide di mettersi in proprio, fare l’artigiano in edilizia è una necessità. E’ la condizione obbligata per continuare a lavorare. E’ la strada seguita dalle aziende per abbattere il costo del lavoro.
Con questo espediente non si applicano più i contratti collettivi di lavoro (nazionale e provinciale) e di conseguenza cessa l’iscrizione alla Cassa Edile.
Il meccanismo a cui devono piegarsi molti lavoratori dipendenti pur di lavorare è ben noto da tempo. Il titolare dell’impresa ( spesso di piccole dimensioni) licenzia il dipendente,  grazie anche ad una legislazione che gli consente un ‘ampia capacità d’azione, ovvero gli consiglia di dimettersi perché, se vuole ancora lavorare, lo potrà fare esclusivamente come artigiano, interrompendo così i vincoli del rapporto di subordinazione. In questo modo, la tariffa oraria è una contrattazione tra le parti, in cui la parte debole (l’ex dipendente) lo è diventata ancora di più e quindi deve accettare quanto offerto. Il vincolo della subordinazione assicura una retribuzione mensile, mentre in questo modo il nuovo artigiano percepirà il compenso solo se chiamato dall’impresa per svolgere un determinato lavoro. E non solo; la subordinazione assicura anche contributi pensionistici, cassa integrazione, malattia, infortunio, indennità di disoccupazione, mentre l’artigiano deve arrangiarsi da solo.
 
Le conseguenze di questa situazione ricadono indirettamente anche sulle aziende  serie che applicano i contratti, versano i contributi previdenziali e rispettano le normative inerenti la salute e sicurezza. Queste aziende infatti hanno difficoltà crescenti a competere con le concorrenti meno virtuose, vengono costrette a ridurre l’impiego di lavoratori capaci e specializzati ed a ricorrere a soggetti poco qualificati ma a basso costo, contando su una formazione “on the job”.
 
Se questa è la realtà dei fatti oltre i numeri delle statistiche occorre cogliere la grave crisi che purtroppo colpisce ancora il settore quale occasione per sostenere in modo selettivo i soggetti qualificati, che rispettano i contratti e le leggi sulla sicurezza e che fanno formazione.
Da quest’analisi emerge inoltre quanto sia impellente la necessità di definire criteri di ammissibilità o requisiti minimi per lo svolgimento dell’attività di artigiano. L’artigiano fa impresa, si assume quindi il rischio di un’attività coltivando l’aspettativa di migliorare la propria condizione di dipendente; il fare impresa non deve ridursi ad un’agevolazione fiscale nei confronti dell’ex datore di lavoro e un modo per eludere leggi e contratti. Fare impresa deve essere una scelta libera e consapevole in un mercato con regole ben definite,nel quale ognuno opera a fronte di condizioni eque e condivise. 
 
Un’impresa che si possa chiamare tale ha bisogno di attrezzature,non bastano il secchio e la cazzuola. L’inizio di un’attività dovrebbe coincidere con la stipula documentata di un contratto d’opera per conto di un’altra impresa. Infine un artigiano in quanto tale deve possedere la giusta professionalità acquisita necessariamente nel corso degli anni alle dipendenze di  una o più imprese del settore. Insomma non può essere un manovale.
La storia e la cronaca di questa crisi mondiale ci insegnano che il lavoro,la formazione e l’innovazione tecnologica sono gli strumenti da usare  per uscire vincenti da questa emergenza economica e sociale. Una casa ben costruita è un prodotto eticamente giusto perché è frutto di un lavoro di qualità.
 

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.