Made in Italy, 36 enti a Piacenza contro i falsi di Stato

150, a livello regionale, il totale dei comuni, camere di commercio, consorzi di tutela e associazioni consumatori a fianco di Coldiretti. Il presidente Bisi: “Sono numeri importanti nella nostra realtà, ad indicare la particolare attenzione per l’origine e la valorizzazione del vero made in Italy".

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Oltre la metà dei comuni della provincia di Piacenza ha aderito all’invito di Coldiretti e si sono espressi a favore della tutela del made in Italy agroalimentare.

“Sono numeri importanti nella nostra realtà, sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza e vice presidente regionale Luigi Bisi, ad indicare la particolare attenzione per l’origine e la valorizzazione del vero made in Italy:  30 comuni, la Camera di Commercio, 3 consorzi di tutela, (salumi e vini) e 2 associazioni consumatori (Federconsumatori e Adoc) hanno approvato un ordine del giorno per combattere la diffusione di prodotti che traggono in inganno circa la loro vera origine e raggirano così i consumatori, i quali non hanno la possibilità di scegliere in modo consapevole. A livello regionale, prosegue Bisi, sono 148 gli enti che si sono espressi contro i “falsi di Stato” e chiedono di vigilare sull’attività della Simest, la società controllata dal ministero dello Sviluppo Economico, che finanzia produzioni ad imitazione di quelli tipici italiani, ma prodotti totalmente all’estero. Altri comuni ed altri enti hanno già annunciato che prenderanno delibere analoghe nei prossimi giorni”.

Sulla vicenda Simest, si era espressa prima di Natale già la Giunta regionale dell’Emilia Romagna che ha chiesto al Governo di introdurre “adeguati criteri per la valutazione dei progetti destinati a sostenere l’internazionalizzazione delle imprese agroalimentari, garantire la piena trasparenza dell’operato di Simest, potenziare le iniziative di contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari italiani.

“E’ evidente,  ha ribadito il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, il danno che questi falsi prodotti italiani generano per le produzioni tipiche italiane, anche quelle del nostro territorio regionale che vanta 34 prodotti Dop e Igp e oltre 200 prodotti iscritti all’albo nazionale dei prodotti tipici. Gli alimenti prodotti all’estero traggono in inganno il consumatore circa la loro vera origine, danneggiando l’immagine delle produzioni tipiche italiane”.

“Ricordiamo, conclude Bisi, che l’italian sounding, come viene definita la produzione di falsi alimenti che richiamano nei nomi e nei colori quelli italiani, ruba all’economia nazionale oltre 60 miliardi di euro. Il dato è ancora più eclatante se pensiamo che il valore totale delle esportazioni agroalimentari italiane è pari a 28 miliardi di euro”.

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