Al Verdi il teatro popolare di Arianna Scommegna

Successo per "Potevo essere io",  monologo che racconta la storia di due bambini, cresciuti nelle periferie milanesi tra gli anni 70 e 80

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“Il testo parla della sopravvivenza all’infanzia. I bambini di qualsiasi estrazione sociale si ricordano quando qualcuno da a loro fiducia, quando qualcuno li guarda con occhi diversi”.

Sabato 17 dicembre il teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda ha ospitato lo spettacolo “Potevo essere io”, scritto da Renata Ciaravino e interpretato da Arianna Scommegna, vincitrice del premio Ubu 2014 come migliore attrice italiana. Il monologo racconta la storia di due bambini, cresciuti nelle periferie milanesi tra gli anni 70 e 80. E il contesto è quello tipico dei cortili, dei parchi dove i bambini si trovano e vivono l’infanzia e l’adolescenza, tra topoi come “i genitori non si perdono mai un appuntamento dei figli, i copri-quaderni in plastica delle elementari, sapere tutte le capitali del mondo, le prime relazioni amorose alle medie”. I racconti sono quelli della nostra infanzia, delle cattiverie dei bambini contro i coetanei, figli di genitori separati; dell’invidia per l’amica che ha il vestito più bello, l’astuccio nuovo e in ordine.

E in un fiume di parole Arianna Scommegna salta da un personaggio all’altro, con grande talento, dimostrando di avere un’abile padronanza del corpo e della voce, emblemi del monologo. E così, dalle elementari si passa alle medie, con la presunzione di sentirsi già grandi.  Poi al liceo, “solo perché lo frequentano anche gli amici”. L’adolescenza s’interseca tra le discoteche, i primi baci, le prime esperienze, l’aids, la droga. “Bevono, fumano, escono, amano…ma non troppo”. La Scommegna passa da un attore di film porno, a un allenatore di kickboxing, dall’incontro con una madre fuggita, alle ragazzine prese da “disguidi ormonali”.

La correlazione tra corpo e parole è così stretta che talvolta si perde il numero dei personaggi interpretati, la fisicità acquisisce anche un aspetto vocale. Il testo si appoggia talvolta al susseguirsi di immagini di periferia, mentre l’attrice racconta la storia con ironia, ma anche con un velo di malinconia. E passa dal nervosismo al pudore, senza perdere mai l’energia.

Lo spettacolo, vincitore del bando NeXtwork, ha avuto grande successo, come testimoniano i lunghi momenti di applausi seguiti poi da qualche dichiarazione dell’attrice sul palco. “Dopo la prima lettura, ho sentito la necessità di fare questo spettacolo. E quando senti la necessità, vuol dire che la cosa ha un senso e io non mi sento disonesta nei vostri confronti – Il corpo, l’anima, la mente e la voce devono essere sempre unite. Così la comunicazione va al di là delle parole. A teatro non puoi mentire con il tuo corpo”. La Scommegna, co-fondatrice del teatro di Ringhiera, attualmente sta lavorando a testi contraddittori tra di loro – come afferma le stessa – “Queste esperienze diverse mi danno energia. Non so bene cosa sono ma non sono una cosa”.

Valentina Barbieri

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