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Confalonieri: “Da Vivendi scalata ostile, bene il sostegno delle istituzioni” foto

Così Fedele Confalonieri, ospite di un incontro promosso da Confindustria Piacenza, commenta la lotta azionaria in corso tra l'azienda Mediaset, di cui è presidente, e la francese Vivendi

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“Siamo stati scalati. Poi la si può chiamare ostile o non ostile, ma la percezione è questa, Vivendi sta cercando di scalare Mediaset”. Così Fedele Confalonieri, ospite di un incontro promosso da Confindustria Piacenza, commenta la lotta azionaria in corso tra l’azienda Mediaset, di cui è presidente, e la francese Vivendi.

“Questa è una scalata ostile non solo dal nostro punto di vista – ha aggiunto – ma anche dal punto di vista della politica. E ci ha fatto molto piacere il sentirci appoggiati anche dalle istituzioni, perché si è capito che c’è della sostanza, qui non c’è in gioco solo l’italianità e l’inno di Mameli, ma anche l’interesse nazionale”.

I primi contatti tra le due società risalgono allo scorso aprile, quando era stato firmato un accordo di collaborazione. Ma negli ultimi giorni il gruppo francese ha iniziato ad acquistare quote di Mediaset, fino a raggiungere il 20 per cento, dando così il via a quella che è stata definita una vera e propria scalata, alla quale Fininvest, la società madre delle controllate della famiglia Berlusconi, si è opposta rivolgendosi alla Procura. 

“Oggi sul Corriere della Sera il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, parla di aggressività, ma questa è l’eterogenesi dei fini, abbiamo fatto un contratto e non è stato rispettato, per questo siamo in Procura. Avendo rotto questo contratto il titolo Mediaset in Borsa si è abbassato, Vivendi ha comprato azioni, e ha comprato a prezzo basso, e alla fine sono arrivati ad avere il 20 per cento del capitale di Mediaset, ergo non mi sembra che sia così amichevole questo modo di procedere.

Ci sono già delle mosse di Fininvest in Procura, è partita un’azione legale vediamo cosa succederà. Fininvest si è difesa, raggiungendo il 38 per cento delle quote di Mediaset e vediamo poi cosa succederà”. 

Confalonieri ha parlato anche del futuro della televisione. “La tecnologia ha trasformato il mondo e quindi anche il nostro mondo deve adeguarsi. E poi, ci sono grossi problemi, vuoi per le crisi economiche generali, vuoi per l’influenza di nuovi concorrenti che sono estremamente forti. Ma noi stiamo facendo il nostro dovere, non possiamo lamentarci perché anche quest’anno facciamo un + 3% di raccolta pubblicitaria, siamo presenti su tutte le varie piattaforme, da internet alla pay tv alla televisione generalista, quindi possiamo sperare bene”. 

A CONFINDUSTRIA PIACENZA – Fedele Confalonieri è stato ospite il tradizionale appuntamento “Conversazione con…”, organizzato dal presidente di Confindustria Piacenza, Alberto Rota e condotto da Daniele Fornari, direttore REM-Lab dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

Una chiacchierata a tratti informale, durante la quale il patron di Mediaset si è soffermato su alcune delle tappe della sua lunga carriera alla guida del più importante gruppo televisivo privato: ha parlato del suo rapporto con Silvio Berlusconi, della nascita della tv privata, dei suoi legami con Piacenza. In platea presenti anche le autorità cittadine e la parlamentare piacentina Paola De Micheli, unita a Confalonieri da un’amicizia di lunga data.

Il presidente di Confindustria Piacenza Alberto Rota, nella sua introduzione, ha affermato: “Stiamo vivendo un momento politico assai particolare, con la caduta del governo è venuta a mancare un po’ di prospettiva per le aziende che hanno bisogno di certezze. Dobbiamo capire dove vuole andare il nostro paese nei prossimi anni”.

“LA NEBBIA FA BENE” – La parola è poi passata a Daniele Fornari, che ha sollecitato con alcune domande l’ospite d’eccezione. Confalonieri non si è sottratto a nessuna questione, rispondendo anche sul filo dell’ironia: “Mi fa piacere essere qui – ha affermato tra le risate della platea – anche perché ho ritrovato la nebbia, che dalle mie parti non c’è quasi più. A Milano c’è il maggior numero di ultracentenari, credo che la nebbia faccia bene”.

“IMPEGNO POLITICO ANTE LITTERAM NE ‘IL GIORNALE'” – Il patron di Mediaset ha rievocato la prima stagione dell’impegno nell’editoria con l’acquisto de “Il Giornale” di Indro Montanelli. “Quando arrivammo a Il Giornale nel ’76 c’era il compromesso storico con gli anni di piombo e le Brigate Rosse che sparavano, quello nel quotidiano stampato fu un impegno politico ‘ante litteram’ per prendere in mano l’unico giornale schierato contro il compromesso storico, con il Montanelli di allora che era uno dei baluardi del pensiero liberale.

La televisione commerciale viene qualche anno dopo e ha allo stesso modo un movente quasi politico, quello di contrastare un clima anticapitalistico, portando modelli e stili di vita filoamericani, con una spinta ideologica tesa a creare più libertà, contro una certa egemonia del pensiero di quegli anni”.

Sul suo lavoro, con una laurea in giurisprudenza e una in relazioni pubbliche, Confalonieri ha spiegato: “Il mio mestiere più che di imprenditore e manager è stato quello delle pubbliche relazioni, sono bravino nei rapporti con gli altri anche perché quando suonavo nei night club dovevi essere un po’ ruffiano con tutti”.

“SE ESISTE L’INFERNO E’ UN POSTO SENZA MUSICA” – E sul suo amore per la musica che lo ha portato a conseguire il diploma del conservatorio in pianoforte, Confalonieri ha citato una battuta: “Se esiste l’inferno è un posto senza musica”. “Stamattina ho iniziato la giornata con due fughe di Bach e devo dire che questa musica ha un grande merito, quello di stabilire le gerarchie nella vita, perchè la musica non solo da’ bellezza ma anche una grande disciplina mentale”.

“LICENZIAI SILVIO” – Sul rapporto con Silvio Berlusconi Confalonieri ha rievocato con ironia i tempi dei night club e delle balere: “Lui era sempre a ballare invece che suonare il contarbbasso nel gruppo, così l’ho licenziato”.

“FEDE ROSSONERA QUASI RELIGIOSA” – Sul Milan e la fede rossonera: “Se uno è tifoso è così rincoglionito che il risultato della sua squadra gli cambia l’umore, a volte paragono il tifo a qualcosa di religioso, una sorta di fanatismo. L’arrivo dei cinesi è un segno che è cambiato il mondo”.

Lo sguardo si è spostato sulla televisione, tra passato e presente, con le sfide anche per il gruppo Mediaset. “La tv commerciale come è nata? Le prime norme sulla televisione privata erano un po’ confuse, proibendo la sua diffusione nazionale.

LE SFIDE PER LA TELEVISIONE – Nel ’78 Berlusconi aveva capito che per non essere sterili bisognava dare agli spettatori certezze, ha sacrificato così l’immediatezza dell’informazione con la diretta e le news, preregistrando prodotti televisivi, investendo sui film, le prime serie americano, sulle star tv nel cuore degli italiani, Mike, Corrado, Sandra e Raimondo. Scelse di mandare nelle 20 regioni italiane gli stessi prodotti di qualità, inventando un’offerta che prima non c’era, completamente gratuita per lo spettatore”.

La televisione di oggi dopo la rivoluzione del web e della convergenza. “Anche noi di Mediaset bbiamo fatto ingresso in altri mondo come quello della radio e soprattutto di internet, i millenials oggi guardano la tv ma intanto chattano e comunicano con gli amici e interagiscono in rete.

CONCORRENZA GLOBALE – La televisione free e generalista è ancora la più appetibile perché parla in prima serata a 25 milioni di spettatori. Certo i giovani sono più autonomi e meno abitudinari si fanno il loro palinsesto. La concorrenza non è solo televisiva con i cosiddetti ‘over the top’ come Google, Amazon e Facebook. Dobbiamo affrontare giganti che non hanno portato occupazione, basti guardare a un colosso come Google che in Italia fattura 1,5 miliardi e impiega 200 persone, e poi paga le tasse a Dublino”.

 

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