“50 primavere”: ritratto di signora attraverso più generazioni

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Una commedia agrodolce francese, molto femminile, ma non femminista, quella proietta recentemente all’Arena Daturi di Piacenza. Una storia umana di vita ordinaria, eppure non facile da vivere per una donna e ancor meno da raccontare al cinema.

“50 primavere”, secondo lungometraggio della regista francese Blandine Lenoir dopo “Zouzou” (2014), sono gli anni trascorsi per Aurore, la protagonista del film che ha da poco passato i cinquant’anni, interpretata dalla straordinaria Agnès Jaoui.

Il momento per lei non è semplice tra menopausa, fastidiose vampate di calore, sbalzi d’umore, vita da single dopo la recente separazione dal marito, figlie che crescono dando preoccupazioni (una, incinta, la farà presto diventare nonna; l’altra, più giovane, è alle prese con i primi amori) e perdita del lavoro.

È però davvero l’inizio di un irreparabile declino? Davvero a 50 anni una donna deve rinunciare alla speranza di una vita piena? Rassegnarsi alla perdita di energie, di desiderabilità, di appetiti sessuali? Sentirsi inadeguata e insoddisfatta di sé?

Chi veicola tale messaggio? La natura o piuttosto la società con i suoi stereotipi, magari rafforzati dalla cialtroneria di un capo di lavoro? Questi gli interrogativi affrontati da “50 primavere” attraverso la brillante interpretazione dell’attrice Agnès Jaoui, regista a sua volta.

Volto notissimo al pubblico nazionale francese, la Joui nel film è riuscita a “cucirsi addosso” il suo personaggio, che sembra fatto su misura per lei. A tratti malinconica, talvolta insicura, indubbiamente gioiosa e spesso auto- ironica, Aurore è infatti sempre fragrante e naturale mentre rappresenta un segmento delicatissimo della vita psicologica delle donne, quasi mai raccontato sullo schermo.

La protagonista, dopo aver vissuto una separazione ed essersi licenziata per le fastidiose ingerenze del datore di lavoro, ritroverà la propria dignità, mettendosi ancora in gioco: nuovi colloqui di lavoro, corsi di formazione, diversi impieghi, vecchi amori che le faranno di nuovo battere il cuore.

Aurore, al centro del film come una boa, osserva la realtà che le ruota attorno attraverso più generazioni, traendone consapevolezza e cambiamento: il nipote che sta per nascere, le due figlie, l’amica poco più giovane di lei e le donne anziane della comune solidale per cui lavorerà.

Soprattutto queste ultime risulteranno centrali nel rovesciare debolezze ed insicurezze messe in scena, dimostrando che, se non è possibile evitare di invecchiare, certo si può combattere la solitudine ed amare anche in tarda età.

È soprattutto il piglio auto-ironico della protagonista a dare a questa commedia intelligente uno smalto brillante, lieve, che sottrae al delicato tema trattato il peso di stilemi e convenzioni sociali. “Si può sorridere e ridere anche di cose non divertenti” ha detto infatti la regista del film.

E lo fa perfettamente Agnès Jaoui, che con la sua femminilità, le sue forme burrose e flessuose, accompagna il pubblico per tutto il tempo, riscoprendo gradatamente sé stessa: nei momenti comici, dialogici, nodali e musicali; tra parole e silenzi, sguardi e ricordi.

In questa riscoperta di sé al femminile attraverso l’altro, gli uomini sono presenti e necessari: psicologicamente diversi dalle donne, un po’ ridicoli, goffi, alle volte anche cialtroni (come il capo di Aurore che fa di tutto per crearle disagi), ma mai demonizzati a priori e comunque sempre cercati.

“Non arrendersi” sembra dunque essere il messaggio dell’opera, per rispecchiarsi in un’immagine di sé nuova, desiderabile e rafforzata da un’acquisita consapevolezza, sulle note di “Ain’t Got No di Nina Simone.

E se il film scade a tratti in un umorismo un poco forzato, specie se si tratta di personaggi secondari; se il finale appare alquanto prevedibile e banale, ma si riscatta nell’ultimo sguardo della figlia minore che non necessita di parole, non si può dire che Blandine Lenoir non sia riuscita nel suo intento: “Mi piaceva pensare a questa storia come a una vicenda straordinaria […], anche se mette al centro una vita ordinaria”- ha dichiarato – “Una donna di cinquant’anni non esiste al cinema e nei media in generale”, se non per ruoli minimi, o tragici.

E sono straordinarie Agnès Jaoui e la sua Aurore, in questa commedia brillante, eppure intima, sincera e delicata, che è “50 primavere”.

Micaela Ghisoni

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