Radiografia di una sconfitta annunciata (e anche un po’ cercata)

Katia Tarasconi vince, ma non stravince. Patrizia Barbieri perde, ma non straperde. E se il centrodestra non fosse affondato sotto le proprie contraddizioni ed errori sarebbe stato assai più competitivo. Anche l’esito delle ultime comunali conferma, pur nello scenario di una partecipazione dei cittadini al voto in drammatica contrazione, Piacenza città perennemente in bilico. Nella quale le certezze di riconferma per ogni sindaco uscente sono molto labili (c’è riuscito soltanto Roberto Reggi nel 2007). Beninteso, la vittoria di Katia Tarasconi è cristallina, meritata e fondata su due presupposti, uno personale (la vitalità, la determinazione e la capacità di mobilitazione manifestata dalla candidata) e l’altro politico, l’unità del Partito Democratico (novità assoluta da queste parti da almeno 10 anni) e dello schieramento al suo seguito.

La nostra sensazione di osservatori è che la sconfitta di Patrizia Barbieri fosse molto più evitabile di quanto non la ritenessero alcuni dei suoi sostenitori. Barbieri ha pagato le colpe di una classe dirigente di centrodestra che ha dimostrato di non essere all’altezza: lo hanno detto a chiare lettere gli elettori. Punendo i partiti che hanno ottenuto risultati deludenti e premiando la lista civica, causando al contempo un paradosso logico ancor prima che politico. Il sindaco uscente, per ricandidarsi ad un nuovo mandato, ha scelto di affidarsi ai suoi più fieri oppositori. Massimo Trespidi e Mauro Monti sono stati interpreti dell’opposizione più dura ed efficace all’amministrazione Barbieri dai loro scranni in consiglio comunale, per almeno quattro dei cinque anni di mandato: ci ha fatto un certo effetto vederli come esponenti di punta del nuovo esecutivo presentati a ridosso del ballottaggio. Forse anche un pezzo di elettorato di centrodestra ha avuto la stessa sensazione.

Barbieri ha pagato anche una serie di errori commessi durante la campagna elettorale. Intanto a molti sono parse due le sue campagne elettorali, una si è svolta prima del 12 giugno, la seconda è iniziata subito dopo il primo turno. Una campagna troppo “fredda” nella prima fase, troppo distante, quasi rassicurata dai presunti sondaggi strafavorevoli, e poi repentinamente empatica e dinamica con la scoperta della “gente”, in vista del ballottaggio. Lo slogan sulla Testa oltre al Cuore, che fa il verso a “Diritta al Cuore” della Tarasconi, è sembrato contravvenire alla prima regola della comunicazione politica: non parlare del tuo avversario. La visita elettorale alla Comunità Islamica di Piacenza, realtà radicata sul nostro territorio da oltre 10 anni, per quanto apprezzabile, è apparsa a tanti sbagliata perchè tardiva. L’errore è stato non andarci prima. L’aver accettato il sostegno esplicito dei “no green pass” di Maurizio Botti, un movimento nato in maniera estemporanea su teorie profondamente discutibili e sempre tenute alla larga dalla propria amministrazione, non è stata una mossa vincente. Neppure la vicenda Liberali ha giovato nell’ultima fase della campagna elettorale: una sorta di balletto stanco già visto e rivisto, con tanto di appelli accorati delle forze politiche di centrodestra. Come se i Liberali fossero il capro espiatorio preventivo della sconfitta. Forse sarebbe stato meglio dedicare energie ad altri temi, piuttosto che continuare in una querelle evidentemente non più sanabile. E infine le prese di posizione degli ultimi giorni contro “i poteri forti”, le evocazioni dei “poteri romani”, delle “ingerenze bolognesi”, condite da messaggi e allusioni da gossip politico a episodi del passato e a presunti patti sulla testa degli elettori.

Esercizi dialettici vuoti, francamente incomprensibili ai più: a noi sono parsi segnali di sbandamento e di esaurimento di argomenti ben più seri. E che non hanno portato un solo voto in più alla causa, anzi forse hanno alimentato la disaffezione e l’astensionismo. E visto il risultato finale, un centrodestra un poco più razionale e convinto dei propri mezzi (per quanto limitati) avrebbe forse dato ancora più filo da torcere al nuovo sindaco di Piacenza. E reso un miglior servizio alla sua candidata, Patrizia Barbieri, che ha dimostrato la sua cifra umana e politica per come ha chiuso la sua campagna elettorale e il suo mandato, con quell’abbraccio sincero a Katia Tarasconi.

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