La via Crucis nel desiderio di pace “La Pasqua è l’ultima parola” fotogallery

“Il Venerdì Santo è il giorno dell’odio, il giorno dell’uccisione del giusto, ma non è l’ultima parola, l’ultima parola è la Pasqua”. Mentre in Cattedrale si avvicendano le prime stazioni della via Crucis col racconto della Passione di Cristo, a lato della croce su uno schermo, vengono proiettate immagini del nostro tempo,  e tra queste le immagini di volti straziati dalla guerra in Ucraina.

Anche quest’anno il desiderio di pace e la comunione di fedi diverse ha accompagnato il rito più raccolto e intenso della Pasqua, quello del giorno della morte di Gesù. La via Crucis della Comunità pastorale 1 della città (con le parrocchie della Cattedrale, Sant’Anna, San Paolo, Sant’Antonino, San Francesco, Santa Maria di Gariverto, San Pietro, Missio cum cura animarum-San Carlo) ha avuto un lungo prologo statico in Duomo e poi nelle vie del centro cittadino.

La Via Crucis in centro a Piacenza

La processione dietro la croce ha percorso via XX Settembre, toccando in via San Giuliano la sede della chiesa evangelica metodista, per proseguire lungo via Romagnosi, via Daveri, via Giordano Bruno, con una nuova sosta in via del Consiglio davanti alla parrocchia dei Santi Tre Vescovi, chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca. E a seguire in via Roma e via Alberoni, fino alla conclusione nella raccolta basilica di San Savino, dove alla preghiera si unità la comunità ucraina di rito greco cattolico. Insieme al vescovo Adriano Cevolotto e al vescovo emerito Gianni Ambrosio hanno camminato tanti fedeli piacentini e i rappresentanti delle altre confessioni cristiane della nostra città.

La Via Crucis in centro a Piacenza

“L’elenco di violenze nella Passione di Cristo – ha commentato Cevolotto – ci racconta di un sadismo che mira a eliminare la dignità umana ancor prima della vittima. Su Gesù si concentra tutta la violenza contro l’uomo che arriva fino a Dio. Il giudizio finale del Vangelo secondo Matteo dice ‘ogni volta l’avete fatto a me’. Gesù porta sul proprio corpo ogni nostra tribolazione”.

“Vogliamo farci voce di speranza per ogni dolore dell’uomo stasera, – ha aggiunto – c’è però un gesto sul quale riflettere, quello della sottrazione delle vesti di Gesù, per denudarlo, con la divisione in quattro parti. Ma la tunica non è divisa, è rimasta intatta, in questa tunica c’è l’immagine della Chiesa che resta integra e niente può dividere. Anelito verso un’unità sempre più piena e realizzata. Anche quest’anno ci metteremo in cammino e mantenere la promessa dell’unità della tunica. Ci mettiamo tutti sotto la croce, un momento di rammendo della tunica di Cristo, con lo sguardo sul crocifisso, invochiamo la pace con l’impegno ad essere noi i primi ad essere vinti dalla mitezza. Stasera la parola è un abbraccio inchiodato, un abbraccio di amore”.

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