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Micro e nano plastiche nelle catene agroalimentari, convegno in Cattolica dal 10 al 12 settembre

Ogni anno si depositano sui terreni agricoli 63mila tonnellate di micro e nanoplastiche in Europa e 44mila tonnellate nel Nord America. Ciò avviene principalmente tramite la contaminazione di acque, compost, fanghi, materiali plastici usati in agricoltura e deposizioni atmosferiche. Anche se non vi sono dati certi, molte di queste invisibili particelle finiscono nei nostri piatti e l’Oms stima che ingeriamo fino a 6mila e 900 particelle di microplastiche per litro di acqua potabile, fino a 10mila e 40 in birre e latte, oltre una per grammo nel pesce, fino a 317 microgrammi per grammo nel riso, e concentrazioni variabili nei sali da cucina. L’Oms stima anche un introito complessivo giornaliero variabile fino a un massimo di 1.395 particelle di plastiche ingerite con il cibo, 20,8 tramite l’acqua e di 170 al giorno per semplice inalazione.

Sono alcuni dei dati riferiti dai ricercatori dell’Università Cattolica, campus di Piacenza, che saranno protagonisti di Agrifoodplast, la prima Conferenza internazionale sulle micro e nano-plastiche nelle catene agroalimentari che si terrà dal 10 al 12 settembre presso la Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Ateneo. Organizzato con il contributo di Fao e Efsa e coordinato da Edoardo Puglisi, docente della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica, il convegno è suddiviso in 4 sessioni che si occuperanno rispettivamente di destino delle micro e nanoplastiche negli ambienti terrestri, di processi di degradazione e impatto sulle funzionalità ecologiche nei suoli agricoli, di valutazione ed implementazione di metodi analitici per la quantificazione negli alimenti, e di effetti tossicologici ed ecotossicologici lungo le catene alimentari.

BACKGROUND – Nella maggior parte dei casi, i materiali plastici sono noti per la loro elevata resistenza ai processi di degradazione, che ne determina l’accumulo nell’ambiente. Gli agenti fisici e biologici possono disgregare le plastiche e le bioplastiche in micro e nanoplastiche (rispettivamente con dimensioni comprese tra 5 millimetri e 1 microgrammo le prime, e inferiori a 1 microgrammo le seconde), che pongono potenziali problemi tossicologici ed ecotossicologici. L’identificazione e la quantificazione delle micro e nanoplastiche in matrici complesse come il suolo, le piante, gli alimenti e i tessuti umani è incerta, il che aumenta la difficoltà di comprendere i loro potenziali rischi. Mentre la contaminazione da plastica negli ambienti acquatici è stata studiata per decenni, solo recentemente la comunità scientifica ha spostato l’attenzione sugli ambienti terrestri. La contaminazione da plastiche e bioplastiche in agricoltura influisce sulle funzioni fisiche, chimiche e microbiologiche del suolo.

“Le colture – sottolinea Puglisi – possono assorbire particelle di plastica ed entrare nella catena alimentare, provocando effetti tossicologici che sono ancora in fase di studio. Poiché la plastica è una componente inevitabile delle catene agroalimentari, è fondamentale comprendere i rischi e sviluppare strategie di mitigazione”. È anche per raccogliere questa richiesta che l’Università Cattolica ha organizzato il primo convegno internazionale sulle micro e nano plastiche nelle catene agroalimentari, sottolinea l’esperto.

Il convegno sarà aperto da una relazione inaugurale dal titolo “Protocolli analitici, rischi e soluzioni sostenibili per le microplastiche nell’ambiente”, tenuta da Damia Barcelo, docente dell’Istituto Catalano per la Ricerca sulle Acque, uno degli scienziati più citati al mondo e massimi esperti nel settore dell’analisi ambientale delle plastiche. Sul piano scientifico vi saranno poi relazioni a invito da parte di Luca Nizzetto, docente dell’Istituto Norvegese per la Ricerca sulle Acque con il titolo “Incertezza dei modelli per il rilascio il destino ed il trasporto delle plastiche”, mentre Moritz Bigalke, docente della Technical University di Darmstad Germany affronterà il tema delle “Difficoltà analitiche nella quantificazione delle microplastiche nei suoli agricoli”.

Passando agli alimenti e ai rischi per l’uomo, la Professoressa Gea Oliveri Conti terrà una relazione dal titolo “Microplastiche: il rischio invisibile e sottostimato nelle catene alimentari”, Esperanza Huerta Lwanga, docente dell’Università di Wagenigen, Olanda introdurrà il tema della “Valutazione del rischio delle microplastiche nelle catene agro-alimentari” e infine Joana Correira Prata, docente dell’Università Portoghese di Aveiro terrà una lezione sul “Rischio delle microplastiche presenti nell’aria e nei cibi per la salute umana”, ambito per il quale ha pubblicato alcuni degli studi più importanti negli ultimi anni. Fao ed Efsa saranno inoltre presenti con due relazioni sugli aspetti maggiormente legati allo sviluppo di politiche di valutazione e mitigazione del rischio. La dottoressa Giulia Carcasci, responsabile presso la Fao di Roma per la gestione sostenibile delle plastiche parlerà del “Lavoro della Fao nel migliorare la sostenibilità delle plastiche usate in agricoltura e delle loro alternative”, mentre la dottoressa Elena Rovesti, scientific officer dell’unità alimenti e contaminanti dell’Efsa relazionerà sul “Ruolo dell’Efsa nella valutazione del rischio delle micro e nanoplastiche negli alimenti”. (nota stampa)

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