Gragnano accoglie il beato don Giuseppe Beotti: processione lungo le vie del paese fotogallery

Dopo la cerimonia in Duomo a Piacenza, il Comune di Gragnano ha accolto le spoglie del beato don Giuseppe Beotti. Originario di Campremoldo Sotto, don Giuseppe Beotti nacque nel 1912 in una famiglia di umili origini. Ordinato sacerdote nel 1938, fu ucciso dall’esercito nazista il 20 luglio 1944 a Sidolo durante l’operazione del grande rastrellamento. Insieme a lui morirono anche don Francesco Delnevo, Italo Subacchi e altri cinque civili.

Nel pomeriggio del primo ottobre, l’urna realizzata dall’artista Mario Branca è arrivata a Gragnano ed è stata portata lungo le vie del paese; alla testa della processione il vescovo Adriano Cevolotto, insieme al sindaco di Gragnano Patrizia Calza, ai rappresentanti dei Comuni della Provincia, così come ai referenti di Anpi e dell’associazione partigiani cristiani, Romano Repetti e Mario Spezia. La santa messa è stata celebrata nella piazza Verdi, antistante la chiesa del paese.

Il discorso del sindaco Patrizia Calza – Gragnano è sempre stata una piccola comunità. Eppure proprio da questa e in questa modesta realtà è nata una figura straordinaria come quella di don Giuseppe. Non a caso il corteo è partito da Piazza della Pace ovvero dal Municipio, sede istituzionale, e non a caso abbiamo percorso un tratto di paese prima di giungere davanti alla Chiesa. Simbolicamente è un po’ come se avessimo voluto ripercorrere il percorso di vita, purtroppo breve, di don Giuseppe. Nato a Campremoldo Sotto, figlio di una famiglia contadina, Giuseppe Beotti è stato prima un semplice cittadino di questo Comune: qui ha iniziato a crescere e a formarsi, qui è maturata la sua vocazione religiosa, da queste vie è partito per percorrere quelle di Piacenza, Borgonovo, Sidolo e qui a Gragnano oggi ritorna agli onori degli altari.

Mi auguro che tutti abbiano la consapevolezza del dono che ci è stato riservato. Come comunità cogliamo questo dono non solo con gioia ma anche come occasione di rinnovato impegno verso gli altri e come assunzione di responsabilità nei confronti dei problemi sociali che caratterizzano il nostro tempo. Il Sindaco La Pira invitando ad amare il proprio paese scriveva: “ogni città racchiude in sé una vocazione e un mistero”. La beatificazione di Don Giuseppe Beotti ci può aiutare a scoprire queste vocazione gragnanese perché la sua figura parla non solo a chi ha fede ma anche a chi non ce l’ha. Egli infatti è portatore di alti valori civili di cui fu vero, reale testimone. In pericolo per le rappresaglie che in quei giorni del 1944 le truppe occupanti stavano svolgendo nei comuni limitrofi a Sidolo, prendendo di mira non solo i partigiani ma anche chiunque offrisse aiuto a loro e ai fuggiaschi, don Giuseppe decise di rimanere al suo posto. “Finché c’è un’anima da curare io sto al mio posto” disse e decise di portare a termine la missione che aveva intrapreso. Quale migliore esempio di assunzione di responsabilità.

Don Giuseppe fu poi uomo di accoglienza ed inclusione aperto a tutti (fuggiaschi italiani e non, ebrei, partigiani) e in particolare interessato ai poveri. Il suo esempio ci invita a promuovere un paese ospitale e inclusivo, capace di superare le semplici rivendicazioni di diritti individuali, valorizzando invece le competenze e le capacità di ciascuno, finalizzandole al raggiungimento del bene comune. Don Giuseppe amò tanto i giovani così come i poveri di cui si prese cura. Anche in questo spendersi per loro e per i loro bisogni possiamo trovare un’importante testimonianza a cui ispirarci. Infine don Giuseppe può servire a rafforzare l’identità nazionale perché parlare di questo giovane prete significa discutere di storia locale; di una storia tuttavia che non scade nel localismo ma che ci fa sentire parte di una storia nazionale fatta di episodi dolorosi ma anche di esempi di coraggio, quel pezzo di storia che ci ha condotto anche alla libertà e alla democrazia.

Sosteneva E.Levinas che “restituire ad un essere umano o un popolo le memorie di sé significa restituirgli la propria memoria interiore”. Con umiltà e semplicità l’Amministrazione Comunale di Gragnano è impegnata da tempo a ricostituire questa memoria. Ed è questo il senso di future iniziative che porteremo avanti. Per esempio il nome di don Giuseppe sarà sicuramente ricordato nel 2024 anche nel “Giardino dei giusti”, luogo di speranza e di stimolo alla coscienza civile dove vengono ricordate le persone che anche nei momenti più bui della storia dell’umanità hanno saputo assumersi la responsabilità di difendere la dignità umana, così come fece don Giuseppe. Persone a cui guardare anche oggi perché anche oggi, superando indifferenza e ignavia, siamo chiamati a decidere da che parte stare”.

Fotoservizio Giuseppe Morganti

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