“La lingua inglese un ponte comune per conoscere gli altri” I ragazzi raccontano l’Erasmus video

Una cultura diversa che entra nelle abitudini e le mette in discussione. E l’inglese si impara parlandolo con i coetanei. Tanti i ragazzi e le ragazze che ogni anno partono nell’ambito del progetto Erasmus, e altrettanti i giovani europei che vengono ospitati dai coetanei piacentini ed entrano in contatto con gli usi e i costumi italiani. Nell’aula magna dell’Isii Marconi di Piacenza si sono riuniti, insieme ai “padroni di casa”, gli studenti degli istituti Tramello-Cassinari, Raineri-Marcora, gli allievi della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo Gandhi di San Nicolò e poi due studenti dei licei Gioia e Respighi. L’intera mattinata di mercoledì 8 maggio è stata dedicata alla restituzione delle esperienze fatte. I ragazzi hanno preso la parola dopo gli interventi dei docenti Marisa Bernazzani e Marco Affaticati, referenti Erasmus dell’Isii Marconi, di Marisa Badini, Erasmus Ambassador Emilia-Romagna, e degli assessori comunali Mario Dadati e Francesco Brianzi. Presenti anche i rappresentanti di Confindustria, Alessandro Molinari, e della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Luca Groppi, che hanno cofinanziato i progetti negli ultimi anni.

SHARING OUR EXPERIENCE ABROAD - Erasmus Isii Marconi

Il comune denominatore delle esperienze raccontate dagli studenti è l’apertura mentale a culture differenti. Alcuni di loro, dopo essere tornati, hanno iniziato a valutare la possibilità di trasferirsi all’estero per nuove opportunità lavorative. Un gruppo dell’Isii Marconi quest’anno ha trascorso un periodo in Germania, a Lipsia, con un’immersione “pratica” nel mondo del lavoro. “Siamo stati assegnati a un’azienda che fornisce monitor medici per ospedali – racconta Francesco Zampaglione di 5B Automazione dell’Isii Marconi – eravamo nel campo della produzione e dei controlli finali. L’esperienza mi ha permesso di usare le mie competenze in inglese e di conoscere un nuovo approccio al lavoro: in Germania ho notato una tutela nei confronti dei diritti dei lavoratori e grandi incentivi verso i giovani. Le città sono giovanili e moderne, penso di trovare tante possibilità di lavoro. Non è la prima volta che vado all’estero, l’anno scorso ho passato sei mesi in una scuola in Irlanda col progetto Exchange. E penso che prima o poi, nella vita, vorrei andare via dall’Italia per provare nuovi metodi lavorativi. L’esperienza formativa fatta mi ha reso indipendente”.

Rebecca Biselli frequenta la quarta indirizzo Scenografia del liceo artistico “Cassinari”. Mesi fa, un gruppo è partito per la Polonia. “Si crea un forte legame, utile per migliorare la lingua. Dal punto di vista umano – dice – ho conosciuto persone della mia età ma con culture anche molto diverse dalla mia, passando del tempo all’estero si può vedere come vivono le persone in un altro paese europeo. Con alcuni di loro siamo rimasti in contatto e in futuro proveremo a incontrarci di nuovo”. Con lei anche Tommaso Rovati, di quinta Scenografia. “Entrare in contatto con una cultura diversa e adattarmi è stata una bella sfida. Mi ha lasciato bellissimi ricordi – racconta – ho conosciuto nuove persone, sono nate nuove amicizie. È stato molto bello scoprire un ponte comune, la lingua inglese, per comunicare: ci si confronta con persone della stessa età ma con abitudini diverse. Questo forma sia il carattere che la cultura”. E sul lavoro, Tommaso afferma di aver “riflettuto molto sulle possibilità di andare all’estero”. “Esistono diversi progetti che permettono di studiare e poi lavorare, in futuro ci penserò seriamente”.

Due ragazze di terza indirizzo Multimediale del liceo Cassinari, per adesso, hanno solo ospitato coetanei provenienti da altri paesi europei. La famiglia di Vanessa Vincini ha accolto a casa ragazzi polacchi, tedeschi, lituani, francesi e spagnoli di Tenerife. “Abbiamo conosciuto queste persone nel nostro ambiente quotidiano – racconta – avere un ‘fratello’ o una ‘sorella’ nuovi, con una cultura e un modo di fare completamente diversi, mi ha cambiato molto. È stato bello cambiare la mia routine quotidiana, con alcuni di loro c’è stata più difficoltà a livello linguistico – ad esempio coi polacchi era più difficile capirsi, coi ‘tenerifiani’ più semplice – e non sono mancati momenti divertenti. Ho imparato anche a conoscere meglio la nostra città, Piacenza: abbiamo portato i ragazzi stranieri in posti per noi scontati, loro li vedevano per la prima volta e ne coglievano aspetti per noi invisibili. In futuro, spero di partire anch’io per visitare altri paesi”. Anche Estella Dallagiovanna, della stessa classe, ha ospitato quest’anno alcuni giovani francesi, polacchi e “tenerifiani”. “La mia famiglia ha sempre cercato di far conoscere la cultura italiana ai ragazzi che sono arrivati, ma alcune loro abitudini ci hanno colpiti. Ad esempio, il ragazzo polacco aveva un modo diverso di rifare il letto. E da allora noi, ancora adesso, rifacciamo il letto col suo modo. Tutti hanno apprezzato molto la cucina italiana, abbiamo parlato anche di politica, della storia del nostro paese e di quella in comune, soprattutto coi ragazzi di Tenerife. Siamo sempre disposti a ospitare altri ragazzi perché è un arricchimento per tutti, anche per la famiglia. Hanno apprezzato molto Milano e Verona, ma anche Piacenza è piaciuta loro molto. Ci hanno ringraziati per la nostra ospitalità e quest’estate trascorrerò un mese a casa del ragazzo di Tenerife”.

“I fondi Erasmus sono raddoppiati nell’ultimo programma 2021-2027 – spiega Marisa Badini, Erasmus Ambassador Emilia-Romagna – questo dà la possibilità a molti più studenti di partecipare ai progetti. Uno degli obiettivi è avere, in futuro, una partecipazione democratica più attiva. Un domani questi ragazzi potranno vedere riconosciuti i propri studi anche negli altri paesi europei, con la possibilità di fare tirocini o esperienze di lavoro”. Ai progetti Erasmus si può accedere fin da piccoli. “L’apertura alla scuola primaria è molto importante – prosegue – si impara fin da bambini a essere europei. L’auspicio è che questi ragazzi portino una testimonianza più vera, rivolta verso un futuro di pace e tolleranza reciproca. Il motto dell’Unione europea è ‘Uniti nella diversità’, lavoriamo affinché queste diversità vengano accettate e diventino un motivo d’orgoglio.

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