Architettura dell’accoglienza, il presidente dell’Ordine di Piacenza Baracchi a Lampedusa foto

Una tre giorni intensa in cui si è parlato di architettura dell’accoglienza in un luogo simbolo, l’isola di Lampedusa. Anche il presidente dell’Ordine di Piacenza Giuseppe Baracchi e il suo vice Filippo Armani hanno partecipato nei giorni scorsi sull’isola siciliana al Consiglio Nazionale degli Architetti

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Architettura dell’accoglienza, il presidente dell’Ordine degli Architetti di Piacenza Baracchi al consiglio nazionale a Lampedusa

Una tre giorni intensa in cui si è parlato di architettura dell’accoglienza in un luogo simbolo, l’isola di Lampedusa. Anche il presidente dell’Ordine di Piacenza Giuseppe Baracchi e il suo vice Filippo Armani hanno partecipato nei giorni scorsi sull’isola siciliana al Consiglio Nazionale degli Architetti, dedicato ad alcuni importanti temi, e al contestuale workshop con gli studenti delle università di architettura del Nord Africa (Il Cairo, Alessandria d’Egitto, Tripoli, Algeri), che hanno portato loro esperienze insieme alle facoltà di Agrigento, Palermo e Catania.

“Durante i lavori del Consiglio Nazionale si è affrontato – racconta Giuseppe Baracchi – il tema della riqualificazione urbana e da Piacenza abbiamo portato il nostro contributo come Ordine capofila in Emilia Romagna, illustrando l’opera di ricerca in corso per verificare i buoni esempi in regione, oltre allo stato della professione oggi, affrontando i nodi della formazione, della semplificazione normativa, del ruolo dell’architetto, con il recupero del suo sapere e della sua conoscenza”.

“Una della sessioni – prosegue Baracchi – è stata dedicata al dibattito sull’architettura e sulla politica, con presenti, tra gli altri, il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, Giusy Nicolini l’appassionata sindaco di Lampedusa, l’architetto Mario Cucinella, che ha citato l’asilo di Giuseppe Vaccaro al villaggio Ina Casa di Piacenza come alto esempio di architettura contemporanea”.

“E poi ci siamo confrontati con la vicenda del centro di accoglienza – fa notare – oggi chiuso per lavori in corso e comunque difficilmente individuabile anche in una piccola isola come Lampedusa. Anche in questo caso una storia segnata da sprechi, ritardi, ditte non pagate, nella “scialuppa di salvataggio” in mezzo al mare si rispecchia purtroppo molto dell’Italia di oggi. Ma la visione più toccante, è stata quella dei ’barconi della speranza’, accatastati in disordine sul lungomare di Lampedusa, vicino al campo da calcio. Una tre giorni intensa quella vissuta nell’isola avamposto dell’Europa, a contatto diretto con la realtà viva dell’immigrazione e delle tragedie che si consumano in mare, non più soltanto la cronaca distratta ascoltata durante un telegiornale ”.

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