Orlando: “Più carcere non garantisce sicurezza”. Sabelli (Anm): “Riforma da rivedere” foto

Il ministro della Giustizia è intervenuto venerdì pomeriggio a Piacenza, ospite del Festival del Diritto

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“Per molto tempo si è sentito dire che più carcere era uguale a più sicurezza: in Italia si investono quasi 3 miliardi di euro sulle carceri, ma il tasso di recidiva è tra i più alti d’Europa”.

Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando, venerdì pomeriggio a Piacenza ospite del Festival del Diritto. Orlando è intervenuto nell’ambito dell’incontro, ospitato a Palazzo Gotico, “Il futuro della giustizia”, insieme al presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Rodolfo Maria Sabelli, al professor Massimo Brutti e alla giornalista Donatella Stasio.

Tanti gli argomenti trattati, dalla riforma della giustizia, alla questione intercettazioni. “La giustizia ha detto Orlando – è stato nel nostro paese il tema più divisivo degli ultimi 20 anni e come governo abbiamo scelto di non affrontarlo con un provvedimento unitario, ma “spacchettando” i vari temi.

Uno di questi riguarda l’esecuzione della pena e il sovraffollamento carcerario: ”Il ricorso al carcere sempre più frequente, anche su temi di carattere sociale, non ha portato più sicurezza – ha sottolineato Orlando – ma ha invece moltiplicato le insicurezze”. Orlando ha poi parlato anche della norma sulle intercettazioni, al centro di molte polemiche: “Non è fatta per colpire i giornalisti o tutelare i politici” – ha detto, evidenziando come non ci sia l’orientamento di prevedere il carcere per i cronisti.

Con il Ministro ha dialogato il presidente Anm Sabelli, che non ha mancato di far notare alcune criticità a suo dire contenute sulla riforma in discussione: “Il futuro della giustizia è stato tracciato nel passato, con la nostra Costituzione. Dobbiamo chiederci perché non si riescono a fare riforme efficaci: la realtà è che i temi della giustizia sono stati troppo a lungo oggetto di scontro politico piuttosto che di riflessione e questo è un danno, perché blocca la possibilità di fare riforme sensate”.

“La risposta agli appetiti giustizialisti non è un aumento di pena. L’ingiusta detenzione, non è sempre colpa dei magistrati, ma anche di chi ha fatto leggi poi ritenute incostituzionali”. “E’ chiaro che indagini e processi devono essere per quanto possibili rapidi, ma la soluzione non è prevedere astrattamente dei termini per l’esercizio dell’azione penale quando è chiaro che le condizioni concrete non permetteranno di rispettarli”.

“Da tempo – ha replicato Orlando – mi sto occupando di riorganizzazione, da qui alla fine dell’anno firmeremo numerosi provvedimenti su questo tema. Va però detto che, da una nostra analisi sui tribunali, è emerso come a parità di contenziosi, di numero di magistrati e di personale, vi siano tribunali che hanno performance eccellenti e altri che non vanno. Esiste un problema di selezione di dirigenza”.

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