“Basaglia rivoluzionario, l’apertura dei manicomi riparazione all’ingiustizia sociale” fotogallery

“Alla fine degli anni Sessanta e agli inizi degli anni Settanta vedevamo in Basaglia un rivoluzionario. Non era così, ma noi lo vivevamo così. Per lui la malattia mentale derivava dall’ingiustizia sociale: chi non ha, non è. E l’apertura dei manicomi era la riparazione di queste ingiustizie”.  E’ il ritratto di Franco Basaglia tratteggiato da Marco Bellocchio che, insieme allo psicoanalista e saggista Luigi Zoja, in dialogo con il giornalista di Repubblica Antonio Gnoli, sono stati protagonisti dell’incontro “CINEMA E PSICHIATRIA Matti da slegare e la riforma Basaglia” organizzato da XNL Cinema – la sezione dedicata alla settima arte del Centro d’arte contemporanea, cinema, teatro e musica della Fondazione di Piacenza e Vigevano – con Fondazione Fare Cinema. Per l’occasione è stato proiettato il docufilm Matti da slegare, diretto da Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Stefano Rulli, Sandro Petraglia (Italia, 1975).

Un documentario, ha ricordato Marco Bellocchio, girato “con grande libertà e nessuna preparazione”, raccogliendo le storie di chi, in quegli istituti finiva per trascorrere una vita intera. Bambini diventati ragazzi e poi adulti, con l’unica colpa di essere magari difficili o troppo vivaci, senza nessuno che avesse tempo o risorse da dedicare a loro. In questo contesto Basaglia ha portato “una grande innovazione nell’affrontare la malattia mentale, nel sostenere che questa non fosse dovuta a una patologia individuale – ha sottolineato Luigi Zoja -. Un approccio che ha rappresentato una grande innovazione. L’effige di Basaglia dovrebbe essere stata riprodotta come quella di Maria Montessori sulle mille lire”.

Matti da slegare è stata un’esperienza entusiasmante – ha rimarcato il regista bobbiese – che non va separata dal clima politico di quegli anni, legato alla contestazione e a un discorso molto socialista, perché uno dei principi di Basaglia è che la malattia mentale derivava dell’ingiustizia sociale, dai rapporti di classe. Allora pensavamo che molti dei pazienti dei manicomi potessero tornare a casa con la sconfitta delle ingiustizie della società. Una caratteristica fondamentale del film è che passa attraverso esperienze terribili attraverso le voci di personaggi feriti e colpiti da un destino che partiva da condizioni sfortunate, questo il carattere di un film che abbiamo girato con grande libertà e nessuna preparazione, questi documentari riescono nel momento in cui si individuano dei personaggi che ben rappresentano quella situazione e la rivoluzione che è seguita dalle idee di Basaglia”.

Secondo Zoja, “la grande novità di Basaglia e delle sue idee è stata socio-politica e culturale, dal punto di vista della salute mentale c’è stata una grande innovazione, mentre la riforma che porta il suo nome è un’altra cosa, è una legge molto complessa e la sua attuazione riguarda il ministero e le istituzioni. La riforma ha portato non solo progressi, purtroppo dobbiamo registrare anche dei regressi se vogliamo essere sinceri soprattutto negli ultimi tempi”. Antonio Gnoli nell’introduzione all’incontro ha ricordato come Basaglia fosse influenzato anche dalla filosofia contemporanea, la fenomenologia e l’esistenzialismo, e da Husserl in particolare con l’epoché, “la sospensione del giudizio così come del pregiudizio. Un concetto – ha detto – applicato anche nell’affrontare la malattia mentale”.

La serata ha visto i saluti di apertura della consigliera della Fondazione di Piacenza e Vigevano – nonché medico – Elena Uber. “Franco Basaglia è stato un profeta dell’umanesimo – ha detto – dobbiamo nutrirci della sua energia”. Paola Pedrazzini, che a palazzo XNL cura i progetti di alta formazione Bottega XNL – Fare Cinema e Fare Teatro, ha ricordato come questo centro voglia essere “un corpo vivo, che respira con la città, promuovendo occasioni di incontro e di riflessione, come questo, che siano coerenti con il proprio percorso”. Un incontro molto partecipato, tanto che per consentire a tutti gli intervenuti di assistervi, la sala auditorium del Conservatorio Nicolini è stata allestita con un maxischermo, grazie alla disponibilità del presidente Massimo Trespidi. Sul palco anche il nipote di Basaglia, Franco, il quale ha ricordato come “Matti da slegare” sia il titolo della rassegna dedicata al centenario e “il punto centrale delle iniziative che promuoveremo, è un film fondamentale”.

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