“Troppo pochi i giovani nelle istituzioni, pensiamo alle quote under 35”

“Nel nostro paese c’è un serio problema di rappresentanza politica e amministrativa giovanile nelle istituzioni e negli ultimi 23 anni il quadro è peggiorato. Gli ultrasessantenni erano l’8% nel 2001, oggi sono il 22%, quasi il triplo, mentre gli under 36 nel 2001 erano il 23% ed oggi solo il 16%”. Lo sottolinea Andrea Capellini, giovane amministratore piacentino dell’Anci Giovani eletto nel Comitato europeo delle Regioni, che su questo tema è intervenuto a una recente assemblea nazionale dell’associazione dei Comuni a Montecatini Terme. “Io credo nella gavetta, non credo nel giovanilismo tout court, ma credo sia doveroso – afferma – invece riconoscere ai giovani che hanno dimostrato di impegnarsi e che si stanno impegnando per la cosa pubblica il giusto riconoscimento, senza essere chiamati solo quando c’è bisogno di riempire delle liste”. “Lo dico senza vittimismo, non siamo una categoria in via di estinzione, – precisa Capellini – da tutelare e preservare ma, se volessimo parlare di categorie della nostra società, apparteniamo a una categoria dunque ugualmente degna, insieme alle altre parti che la costituiscono, di essere rappresentata equamente in politica e in amministrazione comunale. Essere giovani non è sinonimo di essere bravi, ma è necessario che la politica e le istituzioni riconoscano l’esigenza di una congrua rappresentanza anche degli under 35 nelle amministrazioni comunali e in politica. Se da un lato infatti risulta sempre più difficile trovare giovani desiderosi di impegnarsi in politica e nelle loro comunità locali, dall’altro lato stiamo assistendo a processi che allontano sempre di più i giovani dall’interessarsene. Chiediamoci allora il perché e cerchiamo di agire concretamente”.

“Partendo dai dati e dalle problematiche evidenti della rappresentanza giovanile in politica e amministrazione, quali soluzioni vogliamo mettere in campo? Vorrei lanciare due stimoli – prosegue – direttamente dall’assemblea di Anci Giovani. Il primo riguarda la proroga dei mandati ai sindaci e addirittura l’assenza del limite ai mandati per i piccoli comuni, siamo sicuri che sia una soluzione in grado di non peggiorare ulteriormente il coinvolgimento attivo dei giovani nelle amministrazioni locali e il ricambio generazionale? C’è una proposta di legge che vorrebbe prevedere l’inserimento di almeno un under 35 all’interno delle giunte comunali di tutti i comuni della regione. Se non fossero state introdotte le quote rosa, che in una società ideale e giusta non dovrebbero servire, il coinvolgimento delle donne in politica non sarebbe migliorato. E’ un dato oggettivo, che supera le appartenenze politiche. Credo dunque che questa delle “quote giovani” possa essere, sull’esempio delle quote rosa, una possibile soluzione al problema”. “Il secondo stimolo parte dalla constatazione che oggi fare politica è diventato in tanti casi un lusso, specie nelle piccole comunità dove di fatto è volontariato e per noi giovani alle prese in contemporanea con le prime esperienze lavorative, talvolta non facili. Fare amministrazione e politica però non può essere un privilegio di pochi, di chi se lo può permettere anche e soprattutto economicamente, perché si fa il male del sistema democratico. Non si deve vivere di politica ma credo debbano essere riconosciute e fornite le condizioni minime per poter permettere ai giovani di affacciarsi in egual misura in particolare all’attività amministrativa, specie nei piccoli centri, dove spesso si finisce anche per sopperire con il proprio lavoro alla mancanza di personale”.

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