Wwf contro la cementificazione dei fiumi, nel dossier anche il Rio comune foto

Per richiamare l'attenzione della Regione su una situazione non tollerabile, il Wwf ha incontrato l'Assessore regionale all'Ambiente Paola Gazzolo, alla quale ha consegnato un documento

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Ambienti fluviali a rischio in Emilia-Romagna: il WWF incontra l’assessore regionale Gazzolo – La nota stampa e il Dossier (scarica)

I corsi d’acqua sono un patrimonio comune di grandissimo valore, non solo per la funzione che svolgono nel convogliare l’acqua da monte verso valle, ma anche per i tanti “servizi ecosistemici” svolti da questi ambienti: l’approvvigionamento degli acquiferi, il miglioramento della qualità delle acque, la laminazione delle piene, il supporto alla biodiversità, il collegamento ecologico, l’uso ricreativo, la produzione di pesce e il trasporto di sedimenti verso la costa.

Una gestione non corretta dei corsi d’acqua rischia di farci perdere tutte queste funzioni e di dover poi pagare un conto salato per l’abbandono o l’uso improprio di una risorsa che appartiene a tutti. Anche se oggi ci sono molti segnali positivi di un’inversione di tendenza, grazie alle direttive europee (in particolare la Direttiva Quadro Acque e la Direttiva Alluvioni) e di molte iniziative regionali (progetti Life, contratti di fiume, linee guida tecniche, interventi di riqualificazione fluviale), il WWF continua a rilevare sul territorio molti problemi, come ad esempio:

la continua canalizzazione dei corsi d’acqua, la cementificazione delle sponde e del fondo dei canali, la sottrazione di spazio, l’erosione accentuata per l’eccessivo prelievo di ghiaia, tagli di vegetazione massicci ed ingiustificati, il mancato rispetto delle norme del deflusso minimo vitale e della tutela dei siti fluviali della rete Natura 2000, la realizzazione di progetti di sfruttamento idroelettrico non sostenibili.

Per richiamare l’attenzione della Regione su una situazione non tollerabile, il WWF ha incontrato l’Assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo, alla quale ha consegnato un documento, che sulla base di alcuni casi esemplificativi riassume le varie criticità comuni a molti corsi d’acqua del territorio regionale. Il WWF ha anche individuato che cosa manca per riuscire a gestire gli ambienti fluviali in modo corretto: una visione ampia e integrata del corso d’acqua, un approccio interdisciplinare, personale qualificato per le attuali esigenze (mancano forestali, biologi, naturalisti, geologi) presso gli enti che gestiscono i corsi d’acqua (STB, AIPO, Consorzi), una corretta gestione dei sedimenti, un controllo adeguato dell’utilizzo del demanio fluviale, informazione e conoscenza degli ambienti fluviali e della riqualificazione.

Nell’occasione è stata presentata anche la petizione (800 firme raccolte in una settimana) dei molti cittadini che chiedono di riportare nella legalità gli interventi di gestione della vegetazione fluviale, che oggi viene lasciata troppo spesso alla sola discrezione delle ditte interessate al ricavo della lega asportata.

Al termine dell’incontro WWF e Regione hanno concordato di mantenere un contatto per approfondire la conoscenza dei problemi illustrati e di stabilire un’iniziativa comune sul piano dell’informazione e dell’educazione a tutti i livelli, con il coinvolgimento diretto degli enti che operano sul territorio, a partire dai Servizi Tecnici di Bacino.

Rio Comune a Rivergaro (Piacenza): ancora cemento

Il Rio Comune, alimentato a da una derivazione posta sul lato destro del torrente Trebbia, ubicata in località Ca’ Buschi in comune di Rivergaro (Piacenza), dà origine ad un sistema di canali, che risale probabilmente al 1700. Gli argini originari sono stati colonizzati dalla vegetazione, che ha formato un bosco a galleria molto interessante, sul quale sarebbe stato sufficiente qualche taglio selettivo per mantenere le condizioni di officiosità dei canali.

Circa 15 anni fa sono stati realizzati alcuni primi interventi: rinforzamento degli argini con assito, in alcuni tratti muro in calcestruzzo per il contenimento delle sponde, ponticelli in legno, mantenimento della vegetazione spondale e del fondo naturale. Negli anni successivi le opere realizzate non sono state più oggetto di manutenzione. In anni successivi sono state realizzate delle 4 paratoie con griglie di contenimento per il recupero del materiale in sospensione.

Nel 2015 il Consorzio di bonifica è intervenuto molto più pesantemente con cementificazione delle sponde, impermeabilizzazione del fondo, rimozione di tutta la vegetazione spondale, tombature con scatolare, installazione di parapetti in metallo zincato. Nessun filo conduttore tiene insieme gli interventi realizzati in epoche diverse, se non la costante incapacità di mantenere la ricchezza ereditata dal passato e la crescente artificializzazione e riduzione della valenza ecologica del canale.

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