Premio Respighiano dell’anno a 7 ex studenti del liceo, ora medici delle Usca

L’associazione Amici del liceo Respighi ha voluto assegnare il titolo di “Respighiano dell’anno” ai camici bianchi impegnati nell’attività di presa in carico a domicilio dei casi di sospetto covid, 7 ex studenti protagonisti di una pagina nuova e importante della sanità piacentina.

La cerimonia di premiazione si terrà nella mattinata del 12 giugno al liceo Respighi di Piacenza: a ricevere il prestigioso riconoscimento saranno Leonardo Anselmi, Francesca Botti, Camilla Dallospedale, Maria Giulia Grazioli, Chiara Maffi, Florenzo Moccia e Sara Resi. “Abbiamo selezionato un gruppo più che un solo individuo anche a simbolo della risposta corale che ha saputo dare la città” – spiega il presidente dell’associazione Ippolito Negri – Tanti altri ex studenti deI Respighi, ora medici, infermieri o professionisti di altra natura del settore socio-sanitario, sono stati coinvolti nell’emergenza. La scelta di premiare proprio le Usca è stata dettata dal fatto che questi medici erano all’inizio della loro attività professionale e si sono trovati di fronte a quel virus che molti hanno definito un “nemico invisibile” e di cui “nessuno sapeva nulla’, con tutti i rischi e le paure che questo comporta”.

Leonardo Anselmi, diplomato al Respighi nel 2013, è attualmente iscritto alla scuola di specializzazione in Neurochirurgia dell’Humanitas di Milano. Florenzo Moccia e Camilla Dallospedale, classe 1994 e 1993, sono attualmente specializzandi in Medicina interna e radiodiagnostica a Parma. Francesca Botti, classe 1993, laureata a Genova nel 2019, dal 2020 frequenta il triennio di scuola per medico di Medicina generale. La sua scelta è condivisa anche da Chiara Maffi (1990) e Maria Giulia Grazioli (1992), rispettivamente all’ultimo anno e in procinto di iniziarla. Sara Resi è già medico di base.

“Sono scene che ti ricordi, perché ti stai prendendo una responsabilità: non sai se queste persone ritorneranno a casa”, sottolineano Camilla Dallospedale e Maria Giulia Grazioli, raccontando delle visite a casa di famiglie terrorizzate. “Devi imparare a gestire le persone anche dal punto di vista emotivo”, concorda Francesca Botti. Sono stati mesi intensi per tutti, sia per chi ha lavorato durante la prima ondata, sia per chi si è aggiunto al gruppo lo scorso autunno. “Durante i periodi di lockdown non c’era nessuno in giro – raccontano i giovani medici – quando si finiva il turno e si tornava a casa, vedere le strade vuote faceva un certo effetto”. Una difficolta in più che, come spiega Maira Giulia Grazioli, toglieva la possibilità di avere momenti di conforto tra colleghi fuori dal lavoro: “Non è che dopo il turno si poteva andare a bere qualcosa con gli altri per esorcizzare quello che avevi vissuto”. I pazienti però sono stati per i giovani medici anche una forza: “Avevano sempre solo parole gentili per noi – racconta Chiara Maffi, in forze dall’autunno 2020 – spesso, nelle situazioni meno emergenziali, tentavano di orrirci il caffè e ci hanno promesso una marea ti torte”. “Quando un paziente guariva e andavamo a fare l’ultima visita – conferma Camilla Dallospedale – ci salutava certo con la gioia di sapere che era a posto, che era guarito, ma anche con un po’ di dispiacere perché si era affezionata noi”.

Avere un collega nelle uscite e un gruppo affiatato alla base è stata una salvezza in quei giorni di difficoltà. “È stato molto pesante a livello fisico”, hanno commentato tutti, raccontando di come i turni diventassero spesso di 7 o 8 ore, durante le quale non si può mangiare o bere e nemmeno andare in bagno, disagio a cui si sommano quello del freddo invernalo o del caldo estivo, non proprio semplici da affrontare con le tute da USCA. Per non parlare delle condizioni meteo che hanno reso difficile raggiungere molti posti della provincia nei mesi invernali: “Siamo andati avanti in tutte le condizioni – specifica Florenzo Moccia – quando a fine dicembre c’è stata quella nevicata pesante io e un collega siamo andati Ponte dell’Olio, ci abbiamo messo almeno un’ora e mezza e non sapevamo come e quando saremmo riusciti a tornare. Ero contento di non essere solo”. Il sostegno dei colleghi è valso dunque sia a livello clinico che a livello emotivo e personale. “Si tratta di un periodo molto strano della propria vita”, così descrive Maria Giulia Grazioli quei giorni di lavoro nei quali il mondo è fermo e nei quali aver qualcuno con cui condividere il proprio stato d’animo fa sì che si creino delle unioni speciali.

GLI ALTRI RICONOSCIMENTI – Nel corso dell’evento, che non si è potuto tenere lo scorso anno, sarà inoltre premiata quale “Respighiana dellanno 2020” Paola Bertola, docente di Design al Politecnico di Milano. Uscita dal Liceo Scientifico Respighi agli inizi degli anni Novanta, si è laureata cum Laude in Architettura presso il Politecnico di Milano: ha seguito Dottorato di Ricerca in Disegno Industriale e Comunicazione Multimediale presso il medesimo ateneo, è stata Scholar Researcher presso l’Illinois Institute of Technology di Chicago sotto la supervisione di John Heskett, occupandosi dei processi di innovazione design driven e conducendo studi comparati sulle pratiche di design management nel sistema italiano e statunitense.

Numerosi i ruoli istituzionali ricoperti; è Coordinatore del Dottorato di Ricerca in Design, membro della Commissione Scientifica del Dipartimento di Design e della Giunta della Scuola di Design. Quale coordinatore nazionale del progetto “Design research maps”. Mappatura delle attività di ricerca Universitaria in design in Italia – Dipartimento di Design e Scuola del Design del Politecnico di Milano e rete SDI, insieme al prof. Stefano Maffei, nel 2011 ha ottenuto il Premio Compasso d’Oro importante riconoscimento che viene assegnato dall’Associazione per il disegno industriale con l’obiettivo di premiare e valorizzare la qualità del design italiano. Si tratta del più antico e prestigioso premio di disegno industriale al mondo.

Accanto ai Respighiani senior, verrà poi proclamata la “Respighiana junior” Isotta Magistrali, studentessa al quinto anno, eretta a simbolo di impegno scolastico per l’ottimo rendimento, ma anche per la disponibilità e partecipazione alle attività dell’istituto e a favore dell’istituto scolastico.

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