Dopo oltre 10 anni Lertora lascia la Fipe “Impossibile continuare”

Cristian Lertora lascia dopo oltre 10 anni la guida della Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Piacenza. “Come presidente della Fipe in questi anni ho cercato di difendere l’indipendenza della nostra categoria, ho portato le nostre istanze, idee e progetti all’interno dell’Unione. Purtroppo oggi questa libertà, questa indipendenza, a me, non è più consentita” scrive in una nota inviata in redazione.

Ecco il comunicato integrale – “Ho rassegnato nei giorni scorsi le mie dimissioni dopo anni da Presidente della FIPE di Piacenza aderente all’Unione Commercianti. Ho ereditato questa carica da Marco Savini, figura storica tra noi baristi. Volevo risvegliare quello che era un sindacato importante ma dormiente, volevo riportare la FIPE ad essere un punto di riferimento per tutti i titolari di pubblici esercizi e ristoranti di Piacenza e, credo, di esservi riuscito. Di questo devo ringraziare tutti coloro che hanno lavorato insieme a me. Senza di loro, ne cito solo alcuni senza voler tralasciare gli altri: Renato, Paolo, Mario, Sibilla, Fabio, Leonardo, Franco, Alberto, e senza i funzionari dell’Unione Commercianti, tra loro: Giovanni, Alberto, Daniela, Daniele, Marcello, Gianluca, Laura, Esterita, Alessia, Silvia, Eviana, Giorgia, non ce l’avrei mai fatta”.

“Questi sono stati anni in cui si sono avuti momenti di gioia, di allegria ma anche anni difficili, intensi, ed ultimamente, purtroppo, anche drammatici. Anni che hanno visto cambiare la mia attività come quella di molti colleghi baristi e ristoratori. Insieme, come dicevo, abbiamo realizzato tanto. Ricordo i convegni, ad esempio “controllori e controllati”, un appuntamento che per la prima volta, dopo anni, era riuscito a far intervenire più di 200 iscritti quando normalmente non se ne contavano più di una decina. Iniziative create in collaborazione con tanti partner: penso a “il Re della pizza” o il “Barista dell’anno” con Altrimedia e il quotidiano Libertà, “La Notte Blu”, e decine di altri. Soprattutto, sono fiero delle rivendicazioni sindacali portate avanti. Alle lotte sindacali non mi sono mai sottratto. Ho voluto portare alla conoscenza di tutti le esigenze nonché i problemi e le fatiche che ogni giorno noi pubblici esercizi, noi ristoratori, sosteniamo per tenere aperte le nostre attività, specie in questi periodi di pandemia, di guerre e di crisi. L’ho fatto anche se in questi ultimi anni molto spesso sono stato lasciato solo se non addirittura criticato per la mia presenza sui giornali e per il mio agire. Critiche dirette, ma anche spesso mosse alle mie spalle, avanzate non da colleghi baristi o ristoratori, ma da chi vedeva nei miei articoli una mancanza di condivisione o di gioco di squadra. Non era mio interesse farlo, era la mia categoria a chiederlo, dovevo essere libero di far sentire la nostra voce”.

“Ora è giunto il momento di lasciare il ruolo di Presidente della FIPE all’interno dell’Unione Commercianti. Sia perché è giusto (non si resta Presidenti a vita), sia perché si prosegue se si condividono i metodi, le modalità di agire. Si resta se il proprio ruolo trova riconoscimento e soprattutto se vi è la possibilità di essere lasciati liberi di fare, altrimenti, si cambia. Come dicevo, gli ultimi anni non sono stati facili. L’espormi in prima persona non è sempre stato gradito, le mie scelte non sono sempre state apprezzate da coloro che non vivono della nostra quotidianità di baristi e ristoratori. La mia autonomia e la mia persona, poco allineata, urtava. D’altronde io sono sempre stato un tipo schietto, aperto, determinato (al limite del testardo) ma anche democratico ed inclusivo. Ho sempre giocato per la squadra e mai solo per me stesso. Ho sempre interpretato il mio ruolo di Presidente come un ruolo di servizio e credo di averlo dimostrato in questi anni rispondendo sempre, giorno e notte, a tutte le chiamate dei colleghi. Tutti noi sbagliamo e io di errori in questi anni ne ho compiuti, tuttavia, li ho sempre commessi in buona fede, restando sincero, cercando il buono, e non l’utile negli altri, ma soprattutto, non piegando la mia etica ad un mio tornaconto”.

“In molti mi hanno chiesto di restare, ma come ho detto, i presupposti non esistono più. Non posso e non è corretto rimanere in una casa nella quale ci sono “regole” e metodi che non si adattano alla mia persona. E’ giusto che prosegua chi, in queste regole, si ritrova. Come Presidente della FIPE in questi anni ho cercato di difendere l’indipendenza della nostra categoria, ho portato le nostre istanze, idee e progetti all’interno dell’Unione. Purtroppo oggi questa libertà, questa indipendenza, a me, non è più consentita. Non mi è più stato consentito avere alcun confronto, alcuna forma di dialogo o realizzare alcun tipo di iniziativa per il rischio che questa potesse minacciare la visibilità di chi alla visibilità tiene più che alla soluzione dei problemi”.

“Magari, in un prossimo futuro, su altre sponde e in altri luoghi, troverò di nuovo terreno fertile per tornare a costruire un luogo di ritrovo nel quale studiare proposte o pianificare proteste in favore della mia categoria, magari bevendo una birra tra amici colleghi. Un abbraccio”.

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