Due generazioni dietro l’obiettivo, lo studio Del Papa diventa bottega storica

Anche lo studio fotografico Del Papa ha ottenuto recentemente il riconoscimento di bottega storica della città di Piacenza. Nell’era del digitale e nell’infinita riproducibilità tecnica delle immagini, mai definizione sembra essere più azzeccata che quello di definire ‘storica’ un’attività che ancora si basa sulla fotografia e sulla loro stampa.

Studio Del Papa

Non solo, proprio in queste settimane è stata aperta, nei locali dell’archivio di Stato, una mostra dedicata proprio all’archivio di Bruno Del Papa, che ha fondato lo studio nel 1948, nella prima sede di via Roma, per poi spostarsi negli anni Sessanta lungo il Corso, di fronte alla pizzeria Marechiaro, per poi arrivare nel 1972 nell’attuale sede in via Campo Sportivo Vecchio.

negozio storico Del Papa

“Quando siamo arrivati qui – racconta il figlio Mauro, che da Bruno ha ereditato il mestiere e la passione – era come essere in periferia, perché all’epoca la città si fermava al liceo Respighi, ed eravamo vicini appunto al vecchio campo sportivo della città. Mio padre ha mosso i primi passi in questo settore mentre lavorava alla Pertite come chimico – fotografo. Nel nostro studio abbiamo appeso un attestato del 1933 per l’assegnazione di un primo premio di fotografia, assegnato dal Dopolavoro comunale. Finita la guerra, ha deciso di aprire il proprio studio”.

Studio Del Papa

“Quello che mi ha trasmesso è l’orgoglio di fare questo mestiere – continua -, infatti aveva fondato l’associazione dei fotografi professionisti di Piacenza. Era molto portato per la fotografia sociale, con un’attenzione nei confronti della gente che considero anche mia. Ed è questo quello che mi ha insegnato, più che l’utilizzo di macchine e attrezzature, il saper apprezzare la semplicità nelle persone e l’atteggiamento con il quale svolgere il nostro lavoro”.

Studio Del Papa

Nell’arco degli anni il mestiere del fotografo è forse quello che ha visto più innovazioni: ora le foto si scattano con il telefono, in un numero infinito e vengono diffuse con immediatezza. “Un mondo che mio padre Bruno, mancato nel 1987, non ha fatto in tempo ha vedere e che forse lo lascerebbe stravolto: era un uomo da pellicola e stampato, che passava giorno e notte in camera oscura. Una volta sapevi che non potevi sbagliare nel fare uno scatto, ora tutti si improvvisano fotografo. Ma la professionalità paga sempre e sarà sempre richiesta – dice – soprattutto per incarichi più complessi”.

Come mai la decisione di chiedere il riconoscimento di bottega storica, procedura che viene avviata solo su richiesta del proponente? “E’ stata una scelta personale, il voler portare avanti il nome di mio padre, che è stato per me un vero maestro di vita. Mi è sembrato il momento opportuno e poi questa definizione, ‘bottega storica’, ha un significato particolare, per tutte le attività. Porta con sé i sacrifici di chi ha contribuito a crearla”.

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