La Pireina diventa “bottega storica”, cent’anni fa sfamava i poveri del quartiere

Si sente già l’odore dei tortelli quando, in tarda mattinata, varchiamo la porta della Pireina. Si sente già, si sente ancora, forse in realtà non se n’è mai andato quell’aroma caratteristico che porta direttamente alla tradizione piacentina, l’odore di una storia che non invecchia mai. Entriamo dalla Pireina un’ora prima dei primi clienti del pranzo, nel bel mezzo dei preparativi: un’azione che si ripete ogni giorno, sempre uguale, da 117 anni. A pronunciare la parola “ristorante” Davide Giacobbi, figlio di Carlo (meglio noto come Gnasso), non riesce a trattenere una risatina. Quando nel 1907 nacque, in fondo a via Borghetto e ai piedi delle mura farnesiane, la trattoria della Pireina – che non si chiamava Pierina, ma la gente la chiamava col nome del defunto marito Piero – era già un’istituzione, un punto di ritrovo. “Quello di via Borghetto, all’epoca, era un quartiere popolare. La Pireina, che era la nonna di mia nonna – racconta Davide Giacobbi – dava da mangiare a tutti, anche a chi non poteva pagare perché non aveva niente”.

trattoria la pireina

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Davide Giacobbi, il cuoco Salvatore e il Gnasso

Negli anni, il ristorante della Pireina e poi del Gnasso è diventato sempre più un punto di riferimento per i piacentini e per chi, da fuori, viene a visitare la città. Dai turisti ai personaggi famosi che, al termine di concerti, spettacoli, interventi o semplicemente di passaggio, decidono di fare tappa in via Borghetto per un buon piatto di anolini o per una picula ad caval. Sono tutte incorniciate all’ingresso, fra la porta e il bancone, le foto dei vip che si sono seduti ai tavoli della Pireina: da Gianni Morandi a Leo Gullotta, dal premio Nobel Dario Fo a Gino Strada, fino all’amatissimo direttore d’orchestra Peppe Vessicchio. Oggi a gestire il locale è Davide, suo padre Gnasso è in pensione – anche se è difficile separarlo dal suo ristorante – e ai fornelli c’è Salvatore “Salvo”. La tradizione è rigorosamente mantenuta, con le ricette di una volta tramandate gelosamente di generazione in generazione.

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La Pireina ai fornelli

E fa quasi sorridere scoprire che La Pireina diventerà “bottega storica”. Ma come? Se non è storica La Pireina, quale locale può definirsi tale? “Sinceramente, nessuno aveva mai pensato di richiedere il riconoscimento ufficiale – spiega Davide – la gente già ci conosce e ci apprezza da generazioni. Quest’anno per la prima volta abbiamo deciso di fare domanda”. Così, a quasi vent’anni dalla morte della nonna Pireina – al secolo Maria, ma anche lei ribattezzata Pireina per “successione ereditaria” -, i suoi discendenti le dedicheranno il riconoscimento. “Secondo me è una cosa che fa piacere anche alla città – dice Davide – avere tante botteghe storiche credo sia un orgoglio. E lo è anche per noi ogni volta che qualcuno, in questo caso il Comune, si accorge della nostra storia e ce lo dimostra”.

trattoria la pireina

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La festa della cuccagna che risaliva via Borghetto

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