La “mostra della rinascita” per Piacenza “Ultima occasione per vedere opere di Klimt fino al 2029” fotogallery video

“Una mostra che conferma Piacenza città d’arte e di cultura. Ma anche una forma di riscatto per una comunità a lungo colpita dal covid e che vuole ripartire”. Con queste parole, nella mattinata dell’11 aprile, il sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri ha aperto la conferenza stampa che precede l’inaugurazione ufficiale della mostra Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo. Il racconto di uno dei periodi più entusiasmanti della storia dell’arte del primo ‘900 visto attraverso la vita, il percorso creativo e le collaborazioni del padre della Secessione Viennese: Gustav Klimt. L’allestimento, tra la Galleria Ricci Oddi e palazzo XNL, sarà aperto al pubblico dal 12 aprile al 24 luglio. L’organizzatrice della mostra Iole Siena ha precisato che l’Austria non permetterà – dopo questa occasione – di esporre le opere del pittore viennese all’estero fino al 2029″.

UN RISARCIMENTO DOPO IL FURTO – “Si tratta di un evento importante, di respiro internazionale – ha evidenziato il primo cittadino -. Come Amministrazione abbiamo cercato di dare vita a questo percorso, in condivisione con altri partner, che ha portato un risultato straordinario: diventeremo punto di riferimento per il Klimt grazie a questa mostra”. “E poi – ha aggiunto – è anche un risarcimento per la nostra città, privata per tanto tempo di questo quadro così prezioso”. “Non nascondo una certa emozione, – ha confessato il sindaco – siamo qui per una mostra di respiro internazionale. Il ‘Ritratto di Signora’ ci era stato sottratto, un mistero è stato il furto così come il suo ritrovamento. L’idea di un risarcimento per la sottrazione di questo dipinto si è poi tramutata in questa esposizione che presentiamo oggi, con l’assessore Papamarenghi, d’intesa con la Galleria Ricci Oddi che ringrazio”.

Barbieri Papamarenghi

“Abbiamo voluto puntare alto e per questo ci siamo affidati alla società Arthemisia, – ha proseguito – con la presidente Iole Siena avevamo già preso accordi il 19 febbraio 2020, due giorni prima dello scoppio della pandemia. Ma questo non ha bloccato la progettualità, dopo il covid oltre alla voglia di risarcimento si è aggiunta la voglia di riscatto di una comunità, che ha sempre creduto molto nella cultura. Quindi abbiamo lavorato sodo per arrivare alla giornata di oggi: nasce da una forte emozione di dimostrare la valenza della nostra città. Siamo una città di cultura, che può usare questo strumento come crescita, anche economica, del territorio. Non avremmo potuto raggiungere questo obiettivo, con una mostra che vede opere in prestito da realtà importanti, se non avessimo lavorato in squadra. Ringrazio la direttrice della Ricci Oddi, Lucia Pini, che è salita su un treno in corsa, Arthemisia, oltre a tutti i sostenitori di questo evento e la Fondazione di Piacenza e Vigevano che ci ospita. Grazie alle curatrici e al comitato scientifico che segue il progetto. Grazie anche al personale, che in questi anni così complessi ci ha seguito, quello che viene restituito oggi il regalo più bello che viene fatto a Piacenza”.

Mauro Felicori, l’assessore regionale alla Cultura ha commentato: “Fa piacere vedere che la città di Piacenza abbia deciso di puntare decisamente sulla cultura per la propria promozione e che lo faccia anche con ambizione, in un territorio fatto di persone schive. La Regione in questi anni è stata a fianco di tutti i progetti promossi, è un ente che fa da sorella maggiore, sostiene non solo economicamente ma promuove e condivide le attività”. Per la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha parlato Mario Magnelli: “Il ruolo della Fondazione è diverso da quello del semplice sostenitore. Il palazzo Xnl è un laboratorio dedicato ai saperi della cultura, in tutte le sue forme, è un primo concerto obiettivo che la Fondazione si è data di creare uno stretto legame tra il palazzo e la Ricci Oddi. Se l’esperimento avrà successo, diventerà un crocevia destinato a cambiare le politiche culturali della città. Questo è diventato più semplice grazie a una figura come Gustav Klimt: la sua opera appare coeva al nostro gusto estetico, attuale, ci fa vivere un’esperienza emotiva senza tempo. La Fondazione vuole fare la propria parte, sia con un contributo diretto sia come promotore di iniziative che facciano entrare Piacenza nel circuito culturale nazionale”.

Davide Goldoni di Crédit Agricole che ha sostenuto l’iniziativa culturale: “Siamo una banca di livello internazionale e di prossimità. La nostra presenza oggi lo dimostra. Abbiamo sempre supportato le iniziative culturali di Piacenza, d’intesa con il nostro partner strategico Fondazione di Piacenza e Vigevano”. Eugenio Gazzola, vice presidente Galleria “Ricci Oddi”: “E’ una mostra che compie un percorso lungo, iniziato all’indomani del ritrovamento misterioso del Klimt. È stato definito un progetto Klimt, che doveva portare attenzione anche sulla Galleria, che fa sempre goduto du grande interesse da parte degli studiosi ma era poco frequentata. A fare la differenza è stato non solo il ritrovamento del Klimt, ma anche la voglia di riscatto di tutta la città che ha molto patito il covid ed ha fermato sul nascere tutte le iniziative che erano in programma. Grazie alla direttrice, per essere stata al nostro fianco, e alle curatrici che non sono mai venute meno ai nostri dubbi – ed erano tanti – perché per Piacenza questo evento è molto impegnativo. Non ci siamo mai misurati con un impegno di questa misura. Devo rendere atto dell’impegno dell’amministrazione e del lavoro che ha fatto l’assessore Jonathan Papamarenghi, nell’aiutarci in questo percorso. Questo lo dico per esprimere non affanno, ma la soddisfazione di aver raggiunto questo obiettivo: ospitare una mostra di questa portata, alla vigilia di un cambiamento importante per la Galleria, che cambierà statuto e diventerà fondazione”.

ULTIMA OCCASIONE PER VEDERE IL KLIMT FUORI DALL’AUSTRIA – Iole Siena, presidente Arthemisia ha spiegato: “Abbiamo iniziato questo progetto nel febbraio 2020, che è cambiato nel tempo. Dalla valorizzazione del dipinto di Piacenza, è diventata una grande mostra dedicata al Klimt, che potrebbe stare benissimo a Parigi, Londra e New York, per numero di opere e per la loro qualità. Tra il covid, che c’è ancora, e la guerra, che crea non poche preoccupazione ai prestatori dei dipinti di alto valore. Ma ci siamo innamorati di questo progetto, ci crediamo: abbiamo sposato la causa del territorio, valorizzare la Ricci Oddi. Mi associo ai ringraziamenti a Jonathan Papamarenghi, senza di lui, al suo coraggio e alla sua testardaggine, non sarebbe qui”. “Questa sarà l’ultima occasione – ha fatto notare – per vedere le opere di Klimt, perché c’è la volontà del Governo austriaco di non fare più uscire le opere dell’artista fino al 2028, quindi è l’ultima occasione per ammirarle fino al 2029 a meno di non recarsi in Austria”. “I numeri delle prenotazioni ci stanno dando ragione, – ha concluso – rispetto alla scommessa che abbiamo fatto. È davvero una grande soddisfazione, spero possa servire a piantare il seme di collaborazioni future con Piacenza”.

Mostra Klimt conferenza stampa

LA MOSTRA – La mostra raccoglie oltre 160 opere, tra dipinti, sculture, grafica, manufatti d’arte decorativa provenienti da 20 prestigiose raccolte, pubbliche e private, tra cui il Belvedere e la Klimt Foundation di Vienna, Ca’ Pesaro-Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, il Lentos Kunstmuseum di Linz, il Tiroler Landesmuseum di Innsbruck, il Wien Museum e molte altre. L’esposizione, curata da Gabriella Belli ed Elena Pontiggia, con il coordinamento scientifico di Lucia Pini, direttrice della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza e la collaborazione di Valerio Terraroli e Alessandra Tiddia, vuole quindi festeggiare il ‘ritorno a casa’ del Ritratto di Signora (1916-17) di Klimt – dipinto sparito nel 1997 dalla Galleria Ricci Oddi poi ritrovato fortunosamente nel 2019.

“Tutta la mostra si costruisce intorno a questo straordinario ritratto – ha affermato Pontiggia -. Un quadro straordinario per bellezza e intensità, ma anche per le vicissitudini che lo hanno interessato: proprio qui a Piacenza, infatti, una studentessa di liceo ha scoperto che sotto la tela si trovava una prima versione dell’opera che si riteneva perduta; successivamente il furto del dipinto e il recente, fortunoso, ritrovamento. Insomma, un vero e proprio ‘romanzo giallo'”.

“SI DIRA’ IL KLIMT DI PIACENZA” – “La mostra mette Piacenza al centro di se stessa, – ha proseguito – il ‘Ritratto di Signora’ è al centro dell’esposizione, ogni dipinto in esposizione vi fa riferimento. Come si dice la Venere di Milo, si dirà il Klimt di Piacenza, perché la città ha dato tanto per la conoscenza della sua opera. Il ritratto ci fa capire anche come è cambiato il mondo: Klimt ha iniziato il suo percorso dall’oro, base anche personale perché suo padre era orafo e usato come elemento artistico. Si parte dalla Felix Austria, nuova Costantinapoli, e poi in un lampo dalla società del benessere si passa all’apocalisse: la guerra diventa la fine del mondo. E il ‘Ritratto di Signora’ lo dimostra le sue guance sono arrossate, ma di febbre, il vestito in realtà si sta sfaldando, come il mondo”.

Ermanno Mariani Klimt

Il giornalista Ermanno Mariani ha poi ricostruito la vicenda del furto del “Ritratto di Signora”, ricordando come il compianto direttore Stefano Fugazza pensò che il furto del dipinto sarebbe stato una grande occasione di promozione per la Galleria: “A vedere oggi il risultato, aveva ragione”. “Non posso che essere contento di vedere il dipinto di nuovo nelle pagine della cultura e non più in quelle di cronaca” – ha detto.

Il percorso espositivo muove dal clima del simbolismo europeo, da cui Klimt prende le mosse con incisioni e disegni emblematici di Klinger, Redon, Munch, Ensor, Khnopff, la famosa Medusa di von Stuck e sculture di Minne e dello stesso Klinger per poi introdurre i visitatori nel mondo di Klimt, con le sue prime opere e i suoi primi compagni: i fratelli Georg ed Ernst, e l’amico Franz Matsch. Ci si addentra quindi nella vicenda del pittore attraverso la Secessione Viennese da lui fondata con altri 17 artisti nel 1897 in segno di protesta verso l’arte ufficiale. Il Ritratto di Josef Pembaur (1890), capolavoro di Klimt che ne preannuncia la “stagione d’oro” introduce a opere quali la Signora con mantello e cappello su sfondo rosso (1897-1898), Signora davanti al camino (1897-1898), Dopo la pioggia (1898), Le amiche I (Le sorelle) del 1907, il Ritratto di Amalie Zuckerkandl (1913-1914), il Ritratto di Signora in bianco (1917-1918).

Un’intera sezione della mostra è dedicata al Ritratto di Signora della Galleria Ricci Oddi di Piacenza e al racconto delle sue avventurose vicende.

Uovo di Pasqua Klimt

L’uovo di Pasqua della pasticceria Falicetto

Il mondo delle Wiener Werkstätte, i laboratori d’arte decorativa fondati a Vienna da Josef Hoffmann e da Kolo Moser nel 1903 è documentato attraverso arredi, argenti, vetri e ceramiche. Sono esposti inoltre i Manifesti della Secessione, tra cui quello di Klimt Teseo e il Minotauro (1898), che all’epoca fece scandalo (presente nelle due versioni, quella iniziale e quella censurata) e riviste come “Ver Sacrum”. Una scelta di disegni e incisioni di Schiele e Kokoschka, tra cui la fiabesca serie dei Ragazzi sognanti (1908-1909), opera fondamentale della stagione giovanile dell’autore, ricorda quindi la più giovane generazione di artisti austriaci che da Klimt prese le mosse. Il percorso è arricchito anche da un’importante sezione dedicata agli artisti italiani che si ispirarono a Klimt, con opere straordinarie come il Sogno del melograno (1912-1913) di Felice Casorati, esposto nuovamente dopo più di trent’anni, la scultura in marmo e oro Carattere fiero e anima gentile (1912) di Adolfo Wildt e l’affascinate ciclo Le mille e una notte (1914) di Vittorio Zecchin.

La mostra si chiude con la ricostruzione del monumentale Fregio di Beethoven (copia del 2019 dell’originale del 1901) riservando così ai visitatori un’esperienza di grande suggestione.

Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo è una mostra promossa dal Comune di Piacenza e dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, con la collaborazione del Belvedere, della Klimt Foundation e di XNL – Piacenza Contemporanea e vede il contributo della Regione Emilia Romagna, della Fondazione Piacenza e Vigevano, della Camera di Commercio Piacenza, di Confindustria Piacenza e di Crédit Agricole, Generali Valore Cultura, Iren, Fornaroli Polymers e Steriltom, con il supporto di Art Projects. La mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia. L’esposizione si avvale di un comitato scientifico composto da Gabriella Belli, Fernando Mazzocca, Lucia Pini, Elena Pontiggia, Franz Smola, Valerio Terraroli, Alessandra Tiddia e Sandra Tretter. Catalogo della mostra edito da Skira (contributi di Gabriella Belli, Elisabetta Barisoni, Eva Di Stefano, Lucia Pini, Elena Pontiggia, Franz Smola, Valerio Terraroli, Alessandra Tiddia, Sandra Tretter, Giuseppe Virelli).

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